MALTRATTARE GLI ANIMALI IMPUNITÀ QUASI GARANTITA
Maramaldeggiare contro un animale non è reato. Lo ha di fatto stabilito il gip di Frosinone chiedendo l’archiviazione delle accuse nei confronti di due giovani che l’estate scorsa si erano accaniti su una capretta durante una festa di compleanno in un agriturismo, prendendola a calci e gettandola da un parapetto dopo averla caricata su una carriola. Una perizia ha stabilito che l’animale poteva essere già morto al momento delle sevizie. L’oipa, l’associazione animalista che a suo tempo aveva sporto denuncia per «uccisione di animali» e «istigazione a delinquere», ha deciso di presentare opposizione alla richiesta del gip perché «questo genere di delitti è espressione di pericolosità sociale». Il caso aveva suscitato molto clamore. Ci si aspettava una sentenza se non esemplare almeno in linea con il principio che nel 2024, con la protezione degli animali entrata nella Costituzione, certe violenze gratuite non possano essere tollerate. Ma non esiste il tentato omicidio di animali e neppure il vilipendio del loro cadavere. L’art. 544 bis punisce solo chi «per crudeltà o senza necessità» ne cagiona la morte. Nell’inno di Mameli si dice che ogni uomo «di Ferruccio ha il core e ha la mano», riferimento al capitano Francesco Ferrucci che nella difesa della Repubblica di Firenze nel 1530 venne ferito e poi brutalmente giustiziato da Fabrizio Maramaldo. Celebri le sue ultime parole: «Tu uccidi un uomo morto». A distanza di secoli non è vero che ogni uomo è Ferruccio. Qualcuno, ancora, è Maramaldo.