Corriere della Sera

Quei girovaghi dal Piave ai lager

- Di Gian Antonio Stella

Arturo Benedetti Michelange­li raccontò a Camilla Cederna d’essere sfuggito ai legacci della camicia nera grazie alla burocratic­a ottusità di un funzionari­o che l’aveva scambiato per uno zingaro: «”Che cosa fa?” “Suono.” “Dove?” “Qua e là” “Allora è un girovàgo?” suggeriva quell’altro, con l’accento sulla “a”. “Sì”». Rideva, ricordando l’aneddoto, il mitico pianista. Essere un girovàgo però portò in quegli anni molti poveretti ad Auschwitz. Come gli «zingari» rastrellat­i dalle SS, con la volenteros­a complicità dei repubblich­ini, esattament­e ottant’anni fa, il 16 aprile 1944 a Torre di Mosto, un paese vicino a San Donà di Piave. Fu, racconta Paola Trevisan nel libro La persecuzio­ne dei rom e dei sinti nell’italia fascista edito da Viella e presentato domenica al Memoriale della Shoah a Milano, tra le peggiori retate italiane di romanì condannati alla deportazio­ne. Si chiamavano Roberto, Esterina e Concetta Caldaras, Domenico Stocco, Michele, Giusto e Natale Hudorovich, Cirillo e Dina Dori... Registrati come girovaghi o stagnini. Che fine abbiano fatto, spiega la storica, non si sa. Giorni dopo ad Auschwitz-birkenau fu segnalato l’arrivo di «zingari italiani». C’erano anche loro? Di quel lager in quei mesi restano testimonia­nze terribili. «Ogni mattina andando al lavoro passavo accanto al campo degli zingari. Li vedevo. Vedevo le donne che si pettinavan­o (a loro non erano stati tagliati i capelli come a noi), oppure camminavan­o avanti e indietro. Furono uccisi tutti», ha raccontato Liana Millu, reduce da quel campo, «Li bruciarono la notte del 25 luglio 1944. Quella notte il cielo era un mare di fuoco: non si era mai visto un chiarore così. La mattina dopo ripassammo. Zingari non ce n’erano più ma bastoni rotti e gonne lacerate. Venimmo a sapere che si erano difesi a morsi e calci. Combattero­no accanitame­nte, tanto che dovettero intervenir­e anche le SS. Essi volevano far pagare la loro morte». Chissà se nella sua ruspante irruenza Giancarlo Gentilini, l’ex sindaco leghista della vicina Treviso che faceva le campagne elettorali urlando «Voglio la rivoluzion­e nei confronti dei nomadi, dei zingariiii. Ho distrutto due campi di nomadi e di zingari a Treviso. Non ci sono più zingari, a Treviso! Voglio eliminare i bambini dei zingari che vanno a rubare agli anzianiii», ne ha mai sentito parlare…

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