Corriere della Sera

Stellantis, stop a Mirafiori A Tavares vanno 36,5 milioni

I cinesi di Dongfeng: pronti a produrre in Italia. La soglia di 100 mila auto

- Bianca Carretto Andrea Rinaldi

Nel giorno dell’approvazio­ne dei conti e dello stipendio dei vertici di Stellantis, la società aggiunge altra cassa integrazio­ne allo stabilimen­to già fiaccato di Mirafiori. I sindacati — dopo la manifestaz­ione di venerdì a Torino — tornano ad attaccare mentre fanno capolino nuovi cinesi. La fabbrica torinese si fermerà infatti dal 22 aprile al 6 maggio, interessan­do 2.000 tute blu.

All’assemblea degli azionisti Stellantis ad Amsterdam, il ceo Carlos Tavares ha riconosciu­to un «2023 record» e che il «2024 continuerà a essere un anno di sfide». L’assemblea ha votato per il 70,2% sì alla remunerazi­one del top manager, criticata da Iss, Glass Lewis e Proxinvest (e nel 2022 dallo stesso Emmanuel Macron): nel 2023 l’ad ha guadagnato 13,5 milioni di euro, 1,4 milioni in meno dell’anno precedente, ma ha ricevuto anche un bonus di 10 milioni di euro. Si tratta di incentivi legati al raggiungim­ento degli obiettivi del gruppo. Complessiv­amente quindi la remunerazi­one del manager è di 23,5 milioni di euro a fronte dei 14,9 del 2022 (+55%). Parallelam­ente sono stati attribuiti al ceo incentivi a lungo termine pari a 13 milioni, da assegnare solo se saranno raggiunti nei prossimi anni specifici obiettivi di performanc­e. Il presidente John Elkann invece ha ricevuto 4,8 milioni, uno in meno del 2022. Tavares si è assunto la responsabi­lità di questa retribuzio­ne: «Una dimensione contrattua­le tra l’azienda e me, proprio come per un calciatore o un pilota di Formula 1», aveva detto a margine della visita alla fabbrica francese di Temery, aggiungend­o che «il 90% del mio stipendio deriva dai risultati dell’azienda, quindi questo dimostra che i risultati dell’azienda non sono poi così male». Dalla fusione tra Fca e Psa, la capitalizz­azione di Borsa è raddoppiat­a a 78 miliardi, l’anno scorso gli utili son saliti dell’11% a 18,6 miliardi. La cifra ha mandato su di giri i sindacati italiani (dopo la francese Confédérat­ion générale du travail): «Lo stipendio annuale di Carlos Tavares vale il salario di mille lavoratori di Mirafiori», evidenzia Simone Lodi della Fiom Cgil nazionale. Un metalmecca­nico di quarto livello in cassa integrazio­ne che lavora alla fabbrica torinese prende infatti 23.400 euro all’anno. «Come sindacato ribadiamo che la priorità oggi sono gli investimen­ti negli stabilimen­ti non i compensi», aggiunge Ferdinando Uliano, segretario Fim Cisl. L’assemblea ha dato l’ok anche alla distribuzi­one del dividendo di 1,55 euro per azione ordinaria, per un totale di circa 4,7 miliardi di euro, in aumento di circa il 16%, e la nomina di Claudia Parzani in cda al posto di Kevin Scott.

Ieri il capo europeo di Dongfeng, Qian Xie, a Milano per presentare uno dei suoi brand Voyah, ha dichiarato che vi sono allo stadio colloqui iniziali con il nostro governo per vagliare la possibilit­à di costruire le sue auto in Italia. «I contatti sono molto positivi — ha precisato Xie — riconoscia­mo all’italia la sua lunga cultura automobili­stica a cui si aggiunge la sua collocazio­ne geografica che facilita il trasporto verso altre regioni, sia di prodotti che di componenti». Secondo Bloomberg il costruttor­e sta pensando a un impianto per produrre fino a 100 mila vetture all’anno. A oggi però c’è da registrare il forfait di altri due carmaker cinesi: Chery che ha preferito la Spagna e Byd l’ungheria.

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La manifestaz­ione del 12 aprile organizzat­a da tutte le sigle sindacali a Torino per chiedere il rilancio dello stabilimen­to di Mirafiori

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