Il vento del fanatismo: attacchi impuniti contro i palestinesi e nuove costruzioni
Secondo l’anp i civili uccisi dal 7 ottobre sono quasi 500
Dici «coloni ebrei» e immediatamente riveli un universo fatto di estremismo nazionalista e religioso montante. Una variabile impazzita nella crisi mediorientale, alimentata da fanatici che, in nome della legittimità derivante dall’auto-dichiarato status di «vittime universali» e dal messianismo del «ritorno alla terra dei padri», motiva ogni tipo di violenza e abuso ai danni della popolazione palestinese. Sono mezzo milione (oltre ai 250.000 che vivono nelle zone annesse da Israele a Gerusalemme est) e tra loro i più radicali non superano i 100.000, ma il loro numero è in crescita dopo l’eccidio del 7 ottobre, con una forte componente di neo-immigrati, specie dalla diaspora Usa.
Ormai non passa giorno che dalla Cisgiordania non giungano notizie di attacchi di coloni contro i villaggi palestinesi nella totale impunità, che comprendono violenze e minacce per scacciare i beduini, strade chiuse in modo del tutto arbitrario, sradicamento metodico di uliveti e piantagioni, danni alle fonti idriche, abitazioni bruciate e persino ferimenti e assassinii di civili con armi da guerra.
Squadracce e infiltrati
Dopo l’uccisione di un 14enne ebreo la settimana scorsa in Cisgiordania, da parte sembra di radicali islamici, le squadre dei vendicatori sono subito scese in azione ammazzando almeno 7 palestinesi e ferendone altri 75. Secondo il ministero della Sanità dell’autorità palestinese a Ramallah, i civili uccisi da soldati e coloni negli ultimi 6 mesi sarebbero quasi 500, i feriti migliaia. Il governo israeliano attuale fomenta le aspirazioni dei coloni e, pur in questo periodo di guerra a fronte dell’amministrazione Biden che chiede moderazione, continua a pianificare nuovi insediamenti al cuore di quelle stesse regioni che dovrebbero fare parte di un ipotetico Stato palestinese.
C’è di più. Negli ultimi anni le organizzazioni dei coloni più radicali hanno infiltrato i quadri alti dell’esercito e ora interferiscono nella catena di comando. Ci sono alti ufficiali, anche inquadrati nei battaglioni che operano a Gaza, che pare si facciano pochi problemi a «coprire» i soldati troppo violenti. Anzi, spesso sono loro stessi ad aizzarli. «Per molti di loro l’operazione a Gaza è diventata la prova generale per svuotare tutti i territori occupati nel 1967 della loro popolazione araba», hanno scritto i maggiori editorialisti del quotidiano liberal israeliano Haaretz.
Pressioni internazionali
L’amministrazione Usa è spaventata: preme su Netanyahu affinché li controlli, ma sa bene che lui stesso dipende da loro per la sua sopravvivenza politica. I diplomatici europei non sanno che fare, divisi tra la solidarietà allo Stato ebraico dopo l’eccidio del 7 ottobre e la necessità di bloccare un movimento che ormai boicotta ogni possibilità di pace e minaccia le radici della democrazia israeliana. «Gli americani temono che Netanyahu sia pronto a tutto per restare in carica, su di lui pesa il ricatto degli estremisti», spiegano fonti diplomatiche europee a Beirut.
Un recente rapporto di Human Rights Watch accusa i coloni di avere commesso una sorta di pulizia etnica contro «centinaia di beduini» scacciati dalle loro terre nella valle del Giordano in autunno. «Almeno 7 comunità sono state espulse dopo il 7 ottobre», specifica. L’ufficio Onu per la Difesa dei diritti umani chiede che «l’esercito ponga fine alle sue attività di fiancheggiamento delle azioni illegali dei coloni». Parole che denunciano il rapporto ambiguo e pericoloso tra le forze armate e i coloni-soldati, i quali spesso vestono l’uniforme mentre compiono abusi che contraddicono le convenzioni internazionali.
La questione è destinata a farsi più grave. Il Guardian denuncia la scelta israeliana di intensificare la costruzione di migliaia di abitazioni per gli ebrei nelle zone occupate di Gerusalemme est e proprio nel cuore di quartieri densamente popolati dai palestinesi come Beit Safafa e Ras el Amud. Il giornale britannico cita l’organizzazione umanitaria israeliana Bimkom, che riporta che alcuni dei progetti erano nell’aria da tempo, ma sono stati approvati «solo poche ore dopo l’attacco di Hamas». Il disegno politico che li sottintende resta quello delle destre nazionaliste di impedire la nascita di uno Stato palestinese con capitale Gerusalemme est. L’approvazione finale dei progetti edilizi sarebbe avvenuta il 4 gennaio.
Nell’esercito
Le organizzazioni più radicali hanno infiltrato i quadri alti dell’esercito anche a Gaza