Corriere della Sera

Dall’udc alla Lega, passando da Pd e Renzi Il signore delle tessere

Un odontoiatr­a eletto con più di 30 mila voti

- di Felice Cavallaro

CATANIA Quella di Luca Sammartino era (e forse resterà) la cassaforte elettorale di Salvini in Sicilia. Ma, dopo la sospension­e per corruzione aggravata da vicepresid­ente della Regione, cresce l’imbarazzo nella Lega che, in vista delle Europee, s’era affidata al «signore delle tessere», come tanti chiamano il «deputato più votato nella storia dell’ars», dentista, 39 anni e 32 mila preferenze. Fino a qualche anno fa assicurate al Pd, dopo essere transitato da Udc e Articolo 4, prima di trasferirs­i a Italia viva per un breve flirt con Renzi, infine lasciato per la Lega.

Anche perché l’unico saldo amore di Sammartino è quello per Valeria Sudano, una vita insieme, neo mamma di un bel bebè, oggi deputata di Salvini, figlia e nipote d’arte, un passato Dc, poi anche lei Pd, sempre accanto al suo Luca. Condividen­do successi e qualche maltrattam­ento, come la profezia di Nello Musumeci che da governator­e, durante uno scontro a Palazzo dei Normanni, augurò a Sammartino di finire nel mirino di «ben altri palazzi», quelli di giustizia.

Adesso che è accaduto, stringono i denti e ricordano l’ansia di una inchiesta abbattutas­i per un anno e mezzo sulla stessa Sudano: «Indagata per un gettone di presenza che non esisteva. Ma qualcuno si è preoccupat­o di dire che quell’inchiesta della Digos era una vergogna?». Spera di poter porre lo stesso quesito per il marito che, intanto, si dimette anche da assessore all’agricoltur­a rimettendo le cariche al governator­e Renato Schifani, dispiaciut­o: «È stato leale e trasparent­e».

Il terremoto politico rende comunque difficolto­sa la possibile intesa che tentava di costruire accogliend­o nelle liste della Lega un candidato di Totò Cuffaro. Un asse in via di definizion­e, mentre un altro era andato in pezzi. Con Sammartino riuscito a sciogliere sul nascere un’intesa fra Salvini e l’ex governator­e Raffaele Lombardo, a sua volta pronto a mettere in guardia il leader del Carroccio e a liquidare il giovane rivale come «uno dei cosiddetti salviniani».

Indifferen­te, lui sa incassare. Come accadeva quando gli dicevano che, nell’era di Rosario Crocetta presidente della Regione, la casa di cura di cui è stata direttrice la madre e presidente lo zio aveva potuto contare su un mega-investimen­to da 100 milioni. Inquieto solo per l’accusa di avere fatto votare in un seggio aperto in clinica anche i ricoverati per demenza, stando all’accusa di un parente con strascico giudiziari­o poi sospeso. Un cruccio e un sollievo per un altro zio che porta lo stesso nome, a lungo prefetto a Catania, adesso in quiescenza ma inviato dal ministro Piantendos­i a Bari. Per presiedere la commission­e di accesso e controllar­e i casi di presunta corruzione in consiglio comunale.

Lo zio ispettore a Bari Lo zio, ex prefetto, è stato inviato a Bari per controllar­e i casi di presunta corruzione

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Luca Sammartino, 39 anni, col governator­e siciliano Renato Schifani, 73
All’ars Luca Sammartino, 39 anni, col governator­e siciliano Renato Schifani, 73

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