Corriere della Sera

Cinque anarchici storici e un estremista palestines­e L’ala dura dei tafferugli

L’allerta delle forze dell’ordine: infiltrati nei collettivi

- di Fulvio Bufi e Fabrizio Caccia

Asoffiare sul fuoco della rivolta contro Israele negli atenei, prendendo la parola nelle assemblee degli studenti o restando in disparte ma suggerendo ai giovani le antiche forme di lotta, ci sono molte facce conosciute: la polizia scientific­a, visionando i filmati dei tafferugli scoppiati martedì pomeriggio alla Sapienza prima sotto il Rettorato e poi davanti al commissari­ato di San Lorenzo, ha scovato i volti di 5 esponenti storici dell’anarchia romana, ormai ultracinqu­antenni, oggi mobilitati per Gaza come lo erano un anno fa per Alfredo Cospito, il leader della Federazion­e anarchica informale (Fai), ancora recluso al 41-bis.

Del resto, non si spieghereb­bero 27 feriti tra le forze dell’ordine se dall’altra parte non ci fosse gente ben allenata agli scontri di piazza. E non è passato inosservat­o neppure Jehad Othman, 62 anni, estremista palestines­e rifugiato in Italia, presente martedì alla Sapienza così come lo era già in piazza Vittorio il 27 gennaio scorso, nonostante il divieto del Viminale di organizzar­e i cortei nel Giorno della Memoria dell’olocausto, a gridare «no al genocidio a Gaza» insieme a vecchi militanti dell’autonomia e dell’antagonism­o romano: da Daniele Pifano a Nunzio D’erme.

Othman è un rappresent­ante dell’unione democratic­a arabo palestines­e, associazio­ne a cui risulta iscritto pure Mohammed Albarsi Ali Junmah, lo studente libico di 27 anni tornato libero ieri mattina dopo la convalida dell’arresto per il danneggiam­ento di un’auto della Digos: «Avevo tanti amici a Gaza, studenti come me, sono morti uccisi dall’esercito israeliano», ha raccontato Mohammed, che alla Sapienza frequenta Economia. Il rischio «infiltrati» è quello a cui gli investigat­ori guardano con più preoccupaz­ione: le loro parole infiammano gli animi e creano un clima d’intolleran­za negli atenei. Non solo a Roma: il 15 marzo scorso al Politecnic­o di Napoli, la Rete studentesc­a per la Palestina — supportata spesso da quelli del centro sociale Insurgenci­a — organizzò una protesta contro la presenza a un dibattito del direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, definito «filo-israeliano». L’evento venne annullato. Così a Roma, sempre alla Sapienza, una settimana prima la contestazi­one per lo stesso motivo era toccata a David Parenzo, conduttore de L’aria che tira su La7 . Una delle protagonis­te di quel giorno, Letizia Lampis, 20 anni, torinese, studentess­a di Farmacia a Roma e militante dell’organizzaz­ione giovanile comunista «Cambiare rotta», martedì scorso (prima degli scontri) si è incatenata davanti al Rettorato «per chiedere lo stop degli accordi» dell’ateneo con Israele e le dimissioni della rettrice Antonella Polimeni dalla fondazione Medor.

«Cambiare rotta» è accampata da giorni, insieme ai Collettivi studentesc­hi, Potere al Popolo, il Collettivo Zaum e il Movimento studenti palestines­i in Italia (la presidente è Maya Issa, 24 anni, studentess­a di Roma Tre), con almeno 15 tende sul pratone della Sapienza. Una rappresent­ante del gruppo, Francesca Lini (già ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta) ieri nel giorno del suo compleanno (24) ha iniziato uno sciopero della fame sotto al Rettorato con il collega Leonardo Cusmai, 23 anni, iscritto a Filosofia. Si sono legati con le catene da neve della macchina di Leonardo e ora aspettano al gelo in una tenda di avere al più presto un incontro con la rettrice Polimeni. Dicono che centinaia di docenti e ricercator­i sono impegnati con gli studenti nella lotta contro il «dual use» della

Facce conosciute Prendono la parola nelle assemblee o suggerisco­no ai giovani le antiche forme di lotta

ricerca: tra i più famosi, Paola Rivetti a Torino e Laura Guazzone a Roma. «A Bari, Torino, Pisa, qualcosa finalmente si sta muovendo», aggiungono fiduciosi. E così pure alla Federico II di Napoli, dove l’occupazion­e del Rettorato si è appena conclusa dopo che il rettore, Matteo Lorito, si è detto disponibil­e a dimettersi dal comitato della Fondazione Med-or e ad affrontare nella riunione del prossimo Senato Accademico la richiesta degli studenti di chiudere la collaboraz­ione tra la Federico II e l’università Alquds di Gerusalemm­e.

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(Lapresse) La tendopoli In università sono stati allestiti un presidio di protesta permanente con diverse tende per gli studenti
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