Le istruzioni alle ragazze «Non dovete mai dire che voi siete state pagate»
Nella villa le «serate allegre» per gli ospiti
Le escort chiamate per agevolare il business dell’esa erano tutte di lusso. Eunice, Diana Marcela, Sandy, sudamericane e dell’est. Di sicuro ben retribuite. Riferendosi a uno dei clienti, una di loro, Maria — che è intercettata — dice all’amica Floriana: «Cioè, io mi pago la rata del mutuo in due volte che lo vedo». E l’altra: «Anche io, mi pago l’affitto...».
Incontri «presso la villa di Benedetti», «hotel lussuosi o in occasione di fiere e convegni». Le definisce così lo stesso titolare dell’esa, al centro dell’indagine, parlandone con il colonnello Luca Corrieri: «Serate allegre», «feste» per «ufficiali» e «sottufficiali» con «tanta gnocca». Tra le precauzioni, c’era semmai quella di far sembrare del tutto casuali certi incontri. Lo spiega a Maria una voce maschile: «Non deve assolutamente, mi raccomando, non deve assolutamente venire fuori che siete delle escort».
Per quegli affari, estesi anche in Puglia, a contattare le escort era lo stesso Benedetti, chiamato a rispondere anche di sfruttamento della prostituzione. Le «squillo» erano essenziali per il suo business, lo si capisce da quel che dice a una donna che può procurargliele: «Ti chiedo... noi dobbiamo fare una ricerca, giù in Puglia, sempre da settembre perché adesso... di un’area industriale che dovrei comprare». Prosegue: «Possiamo fare anche un mese», «c’è da fissare i contatti, presidenti di società». Risposta: «Uhm, dai ci penso... e vedo se mi viene in mente qualcuno».
L’indagine sulla corruzione attorno alle commesse riguardanti lo smaltimento delle bombe al fosforo bianco era iniziata, piuttosto in sordina, diversi anni fa, nel 2014. Ne accenna un giornalista sportivo che a Reggio è davvero noto, Marco Gibertini. Che però inciampa nell’inchiesta Aemilia, quella che ha raccontato ogni dettaglio di come la ’ndrangheta abbia progressivamente avvelenato la città del Tricolore. L’uomo ha rapporti ravvicinati con le cosche e per questo viene condannato definitivamente come fiancheggiatore, oltre che radiato dall’ordine dei giornalisti.
Durante gli interrogatori Gibertini parla di Enrico Benedetti. Dalle carte dell’inchiesta coordinata dalla procura reggiana e condotta dal comando provinciale delle Fiamme Gialle diretto da Filippo Ivan Bixio si legge che, secondo il giornalista, che però non si riferiva a «fatti specifici», Benedetti sarebbe stato «un gran corruttore». Non solo. Il cronista ricordò «di aver contattato delle escort, ingaggiate per una serata, per conto di Benedetti» e a riguardo aggiunse che «avrebbe visto personaggi politici presso la villa “di ricevimento”» del titolare dell’esa.
Ma l’interrogatorio di Gibertini non è stato dimenticato dagli investigatori. Poi, «riattivando l’inchiesta nel 2023», per usare le parole del procuratore Paci, hanno messo sotto controllo l’imprenditore che stamane, assistito dall’avvocato Salvatore Mannino, sarà davanti al gip Lugi Ramponi per l’interrogatorio di garanzia.
Nelle carte compare pure sua figlia Margherita, 32 anni, indagata per corruzione, che su «direttiva del padre, intrattenendo le relazioni, anche conviviali», «doveva occuparsi in prima persona delle varie dazioni di natura economica». Tra queste la richiesta dell’ingegner Brindisi. Ecco come la donna si sfoga con papà: «Adesso vuole che gli compriamo una lampada... una piantana... vabbé ora gliela compro».
La soffiata
Fu l’ex giornalista condannato nel caso «Aemilia» a suggerire di indagare