«Il killer di Niccolò è molto pericoloso Bene la condanna, ma ora va catturato»
FIRENZE «Finalmente l’assassino di mio figlio è stato condannato in via definitiva. Ma siamo solo all’inizio dell’ultimo capitolo, quello più importante: il killer, fuggito chissà dove, deve essere catturato e rinchiuso in un carcere». Luigi Ciatti è il padre di Niccolò, il fiorentino di 22 anni massacrato in una discoteca di Lloret de Mar in Spagna, nell’agosto del 2017, da Rassoul Bissoultanov, un lottatore ceceno che, dopo essere stato condannato in Spagna a 15 anni di carcere, è stato liberato ed è riuscito a fuggire. Un secondo processo era stato aperto anche in Italia e martedì la Cassazione ha confermato la condanna d’appello.
Giustizia è stata fatta signor Ciatti?
«Ci aspettavamo l’ergastolo, ma dopo sette anni di processi spagnoli durante i quali ne abbiamo viste di tutti i colori, temevamo che le assurde tesi della difesa prendessero il sopravvento, nonostante l’omicidio di mio figlio fosse stato filmato da un video. Ma finalmente in Italia le cose sono cambiate. Siamo riusciti a concludere l’iter giudiziario e adesso l’omicida non può più trovare scuse. Ha ucciso mio figlio con una violenza e una cattiveria non comuni. Io, mia moglie e mia figlia ringraziamo la giustizia italiana ma facciamo ancora un appello».
Quale?
«Bissoultanov deve essere trovato ad ogni costo. Non solo perché deve scontare la sua pena ma perché è una persona pericolosissima. Chiedo a polizia, carabinieri, interpol e al mondo intero di impegnarsi per la sua cattura».
Lei pensa sia ancora in Europa?
«Non lo so. Sono convinto però che abbia avuto coperture importanti dalla comunità cecena che vive in Spagna. Li ho visti i suoi connazionali al processo spagnolo. Dopo che gli era stata concessa la libertà provvisoria, erano lì, solidali. Avevano due scopi: farlo assolvere o non farlo tornare in carcere. Il loro secondo obiettivo è stato raggiunto».
Secondo lei sanno dove si è nascosto?
«Pobabile. Dunque è lì che bisogna indagare. Ho giurato sulla tomba di mio figlio che avrebbe avuto piena giustizia. Quella formale è stata raggiunta, ora serve quella sostanziale: il lottatore ceceno deve scontare la sua pena».
Da padre si sente sollevato dopo la sentenza della Suprema Corte?
«Non può essere un sollievo. Il dolore per la morte di un figlio straordinario come Niccolò non si attenua. Però la sentenza della Cassazione è un nuovo inizio».
Se Bissoultanov sarà catturato e sconterà la sua pena, potrà perdonarlo?
«Un delitto così atroce, voluto e meditato, non può essere perdonato. Bissoultanov è e sarà sempre l’assassino di un ragazzo docile, buono, innamorato della vita. Si chiamava Niccolò, era mio figlio».