Addio a Giuseppe Leone, nei suoi scatti l’anima della Sicilia
Era un uomo allegro e vitale, Giuseppe Leone. Un instancabile narratore per immagini, erede della grande tradizione di artisti siciliani della fotografia che passa per Enzo Sellerio e arriva a Letizia Battaglia e a Ferdinando Scianna. «Narratore della Sicilia, dei suoi monumenti, delle sue feste, dei costumi e della vita tutta», l’ha definito il suo amico e sodale Salvatore Silvano Nigro.
Nato nel 1936 a Ragusa, Leone è morto ieri nella sua città, dove da anni il suo studio era diventato un centro di incontri culturali. Nell’attività di suo padre, organista della cattedrale, si riassume già quel che sarà l’occhio del fotografo, attratto dalle esuberanti architetture sacre della Sicilia orientale, ma anche dalle cerimonie che vi si celebravano, soprattutto lo sfarzo dei matrimoni (ne venne fuori un volume per Sellerio, sempre in collaborazione con Nigro).
I quasi cinquanta libri pubblicati da Leone, per Sellerio, Bompiani, Guida, Mazzotta, Electa; le numerose mostre nazionali e internazionali (Madrid, Chicago, New York, Stoccolma…) testimoniano l’ampiezza della sua attività. A cominciare dal lavoro antropologico eseguito nei primi anni Settanta con l’etnologo e poeta Antonino Uccello: una ricerca sulla Civiltà del legno in Sicilia.
Dunque, i riti, ma anche i mestieri, le piazze, le pietre, i volti, preferibilmente in bianco e nero. I volti più noti sono quelli dei grandi scrittori suoi amici: la triade Sciascia-consolo-bufalino, diventata quasi un’effigie della letteratura siciliana del Novecento, l’immagine in cui i tre nell’estate 1983 sono ospiti a Racalmuto, nella Noce, la casa di campagna di Sciascia, seduti uno di fianco all’altro e còlti di profilo in una insolita esplosione di allegria.
Con loro, Leone ebbe un rapporto di lunga fedeltà d’amicizia e di scambio. Prestissimo con Sciascia pubblicò un volume sulla contea di Modica e con Bufalino un «atlante» sui mastri e maestri degli Iblei. Sempre con Sciascia nel 1983 fu autore di un libro memorabile sul Palazzo del Governo di Ragusa, uno dei pochi edifici pubblici voluti dal fascismo in Sicilia. E ancora con Bufalino diede alle stampe L’isola nuda nel 1988, questa volta una galleria di paesaggi naturali. Leone raccontava sempre volentieri il primo incontro con Consolo e con sua moglie Caterina alla Noce nel 1980: ne nacque un sodalizio, che fruttò tra l’altro un viaggio nel barocco siciliano a partire da Palazzolo Acreide e da Noto, un reportage su Cefalù e La Sicilia passeggiata, una «guida» tra mito e storia, commissionata nel 1990 dalla Rai, in cui le fotografie (per una volta a colori) dialogano con i testi dello scrittore di Sant’agata. Il dialogo con i letterati è stata una sua pratica costante.
Martedì scorso si è aperta, nel nuovo museo di Palazzo Zacco a Ragusa, una sua mostra sul mondo contadino.