Metti Goldoni su una nave e il ritmo diventa scatenato
Goldoni nei Mémoires parla spesso di gioco: giocò sempre, da giovane e da vecchio. Nel corso del tempo si andò formando un’opinione precisa sulla questione: «Un uomo generoso qualche volta diventa furioso per un perdita di poco rilievo; non a causa del denaro, ma per amore proprio». Tracciò spesso un parallelo tra l’amore e una passione dalla quale si può arrivare a dipendere come oggi parliamo di dipendenza da alcol o droga. Il gioco appare in più d’una delle sue commedie: in modo centrale in una delle «sedici commedie», Il giuocatore del 1750. Difficile non leggere nel protagonista Florindo i tratti autobiografici.
Quest’anno per Goldoni è un buon momento, in scena abbiamo La locandiera per la regia di Antonio Latella; ha appena concluso le sue repliche una raffinata edizione de La casa nova (con attori tutti giovanissimi) per la regia di Piero Maccarinelli; e torna per i Teatri di Pistoia Roberto Valerio, che l’anno scorso ammirammo per la regia di uno Zio Vanja. Scrive Franco Fido nel suo Guida a Goldoni: «Florindo è rappresentato mentre gioca, e le carte, il denaro delle puntate, il linguaggio tecnico della bisca traboccano sulla scena. Florindo sogna di giocare, e parla e impreca nel sonno (…), strappa a pezzi le carte che gli portano sfortuna, in un vero e proprio delirio del giocatore». Nello spettacolo la scena si svolge su una nave: ne vediamo il profilo e la scaletta, che si alza e abbassa per salire e scendere di un piano. Va su e giù Florindo, ma più spesso vi si siede a riflettere o a piangere sulle proprie sventure. Florindo (Alessandro Averone) in realtà è scatenato, non ha pace, si ravvia di continuo i capelli, non nasconde la sua preoccupazione di apparire giovane e bello, oltre ai problemi di gioco ha i problemi d’amore.
Ha promesso a Rosaura di sposarla, ma lo ha promesso anche a Beatrice; e alla fine si piega a chiedere la mano a Gandolfa, che di Rosaura è la non giovanissima zia.
Il suo problema resta quello di pagare i debiti e di continuare a giocare per ottenere una rivincita. C’è un momento, al centro della commedia, in cui egli gioca con Lelio e Agapito spostando una botte in mezzo alla scena: si gioca in piedi e non si sa chi è più accanito tra i tre. Ma il cuore di questa edizione de Il giuocatore è una scena d’amore. Florindo nasconde Rosaura in una cassapanca e di lì a poco arriva Beatrice.
Rosaura scalpita, da là dentro picchia con i pugni, e per coprire questi rumori il proprietario del casinò Pancrazio (Nicola Rignanese) offre il meglio dello spettacolo. Sale in piedi sulla cassapanca e simultaneamente ai colpi di Rosaura egli balla e copre il rumore dei pugni. Ma a parte l’avvio, in cui tutto sembra un normale viaggio in mare, lo spettacolo va crescendo poco a poco e nel finale ha un ritmo scatenato. La vitalità di Goldoni nella regia di Roberto Valerio si trasmette a tutti gli attori: Alvia Reale, Mimosa Campironi, Massimo Grigò, Davide Lorino, Roberta Rosignoli e Mario Valiani.
Il giuocatore Regia Roberto Valerio ●●●●●●●●●● 8