Corriere della Sera

«Io amato come Mila e Shiro, voglio il titolo nella valigia L’italia resterà nel cuore»

Finale scudetto, Takahashi guida Monza contro Perugia

- di Pierfrance­sco Catucci

Timido all’apparenza, spietato in campo quanto gentile fuori. Ran Takahashi, 22 anni da Kyoto, è il trascinato­re della Mint Vero Volley Monza che stasera a Perugia gioca la prima finale scudetto della sua storia. Miglior giocatore nella sfida che ha deciso la serie di semifinale contro Trento, in patria è l’eroe della Nazionale assieme al «milanese» Yuki Ishikawa, ha un profilo Instagram da 2 milioni di follower ed è il protagonis­ta di un documentar­io che Prime Video sta girando e distribuir­à in Giappone a ridosso delle Olimpiadi.

Siete pronti?

«Siamo molto concentrat­i. Affrontiam­o una grandissim­a squadra, ma anche noi veniamo da una stagione pazzesca. Vogliamo giocarcela, come in finale di Coppa Italia a gennaio».

C’è ancora nell’aria l’elettricit­à della rimonta su Trento?

«Non possiamo guardare indietro. Quel successo ha generato emozioni nuove, ma ora pensiamo solo a Perugia».

Sotto 2-0 nella serie sembrava finita, poi?

«È stato il momento più duro, ma ci siamo uniti e abbiamo cambiato qualcosa nel nostro gioco. Non abbiamo mai perso la fiducia. Sapevamo di esserci l’uno per l’altro e abbiamo vinto tutti insieme».

Lei è un uomo squadra, quanto è stato importante il gruppo nella sua integrazio­ne in Italia?

«Fondamenta­le sia a Padova che a Monza, anche perché la lingua è un ostacolo. Parlo pochissimo italiano, l’ho studiato un po’, ma qui parliamo quasi solo inglese. Comunque, la vostra lingua è difficilis­sima».

Il giapponese non è molto più semplice.

«Vero, ma Gala (il centrale azzurro Gianluca Galassi ndr) mi ha chiesto di fargli da insegnante. Lui è affascinat­o dalla cultura giapponese, apprezza il nostro cibo e prova a parlare un po’, ma mentirei se dicessi che sa farlo».

A proposito di cibo, come va?

«Amo la cucina italiana, non posso fare a meno della pasta, impazzisco per carbonara e amatrician­a e dopo i playoff vorrei andare a mangiarle in un’osteria a Roma. Quando sono arrivato a Padova, nel 2021, temevo di fare più fatica ad abituarmi, ma ora posso dire che per alcune cose preferisco la cucina italiana a quella giapponese».

La cucina in Italia è anche cultura.

«Mi affascina questo aspetto di conviviali­tà che c’è attorno ai pasti, così come il calore umano tra le persone. Noi siamo molto più timidi nelle relazioni, un po’ più formali, apparentem­ente freddi. Quando la prima volta una persona mi ha abbracciat­o pur senza conoscermi e mi ha detto “ciao, come stai?” sono rimasto sorpreso».

Eppure, c’è tanto calore attorno a lei: dal Giappone arrivano

sempre centinaia di tifosi con un’infinità di regali.

«Mi fa un piacere enorme sentirmi così amato, sapere di essere di ispirazion­e per tanti ragazzi che si avvicinano alla pallavolo grazie a me, così come è stato per voi con quel cartone animato giapponese… Com’è che lo chiamate?» Mila e Shiro.

«Sì, lo conosco ed è bello che la cultura giapponese sia così presente anche in Italia. Amo gli anime (le serie animate giapponesi), il mio preferito si chiama “One Piece”. E amo anche la musica».

Suona ancora la chitarra?

«Certo, anche se non ce l’ho qui con me a Monza. Ma quando torno in Giappone la

Strappo alla dieta Per certe cose ormai mi sento italiano Dopo i playoff sogno una pasta alla carbonara

riprenderò».

E col calcio come se la cava?

«Seguo la serie A, la Liga e il campionato giapponese: anche il Monza, ci vivo, Milan e Inter».

L’inter potrebbe vincere lo scudetto nel derby lunedì.

«Sì, ma non sono proprio tifoso. Sono felice per l’inter e sarebbe un sogno vincerlo anche noi a Monza».

Le mancherà Monza il prossimo anno?

«Sì, tantissimo. Sono innamorato di questa città, ma lo sport è anche dirsi arrivederc­i (giocherà in Giappone, ndr)».

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Schiacciat­ore Ran Takahashi, 22 anni, originario di Kyoto: gioca nella Mint Vero Volley Monza

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