Per difendere i cieli da Putin ne servono 25: obiettivo lontano
«Dateci quei maledetti Patriot». Da quando, a fine marzo, il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, di norma uomo pacato, si è sfogato con Politico, non è passato giorno in cui il governo di Kiev non lo abbia ribadito: le difese aeree sono ridotte ormai al minimo, se non verrà dato aiuto non solo altri ucraini moriranno, ma Mosca vincerà. Priorità nella lista di richieste di Kiev sono i Patriot, gli unici in grado di intercettare i missili ipersonici russi. Se l’ucraina ne ha attualmente almeno tre batterie, di cui una schierata vicino alla capitale, secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ne servono almeno 25 per coprire tutto il Paese. Secondo altre fonti, consultate dal Financial Times, ne bastano «solo» sette. Inconcepibile, dunque, secondo il capo diplomatico dell’ue Josep Borrell, che i Paesi occidentali non possano cedere i propri Patriot all’ucraina, dato che ne hanno circa 100 nel loro arsenale. Secondo quando dichiarato al Wall Street Journal da Greg Hayes, ad della statunitense Raytheon, che produce i radar e i sistemi di terra per l’hardware dei Patriot, ben 19 Stati li utilizzano. Di recente, poi, ne sono stati costruiti 240 con un aumento della produzione di 12 l’anno. Eppure molti Paesi, europei in testa, insistono sul fatto di non potersene privare per ragioni di sicurezza, sebbene ci siano questioni economiche — una sola unità costa tra i due e i quattro milioni di dollari — e politiche: i governi non vogliono inimicarsi parte dell’elettorato alla vigilia delle elezioni europee. Di recente, la Germania ha fornito due sistemi
Patriot all’ucraina e ieri la ministra degli Esteri Annalena Baerbock ha annunciato che Berlino invierà una batteria di missili, in attesa dell’invio di altri sistemi. Ma, per il momento, a Kiev non ne sono arrivati. Da domenica, poi, dopo che Israele ha abbattuto quasi tutti i droni e missili iraniani, in Ucraina l’umore è peggiorato ulteriormente e sia governo che opposizione hanno iniziato ad accusare gli Stati Uniti di doppio standard coi suoi alleati. Israele non rivela la dimensione delle sue riserve missilistiche. Eppure, ha utilizzato così tanti intercettori Tamir che gli Stati Uniti hanno stanziato d’emergenza un miliardo di dollari per rifornirli. Una differenza palpabile, tanto più se si pensa che sono ancora bloccati al Congresso i 60 miliardi di aiuti che Kiev invoca ogni giorno. Non a caso Ben Wallace, ex ministro della Difesa britannico, ha tuonato: «Israele deve capire che Iran e Russia sono uniti e che c’è un altro presidente ebreo che ha bisogno di aiuto».