La Ue si divide sul mercato unico dei capitali Sì dei «Grandi», muro dei nordici
La spinta per la competitività con Usa e Cina
Era forse dai tempi delle discussioni su Next Generation Eu nel 2020 che i leader Ue non si confrontavano su temi economici che vanno a toccare la sovranità degli Stati membri. Ed è forse per questo che il Consiglio europeo è durato più del previsto ed è stato «difficile» come ha ammesso al termine il presidente Charles Michel. «È la prima volta che abbiamo una discussione così approfondita sulla competitività e gli investimenti, ma che anche abbiamo preso decisioni sostanziali», ha aggiunto. In ballo c’è la capacità dell’unione di fronteggiare la concorrenza di Stati Uniti e Cina.
Il punto di partenza è stata la presentazione del rapporto dell’ex premier Enrico Letta sul futuro del Mercato interno, cui sono seguite due ore di domande e risposte molto intense. Ma è sulle conclusioni del Consiglio europeo che i Paesi Ue si sono spaccati e c’è voluto tempo per arrivare a un testo condiviso. Il paragrafo relativo all’unione del mercato dei capitali, di cui i Paesi Ue discutono da almeno dieci anni senza fare progressi, è stato il più complicato. Michel ha fatto proprio un concetto che è anche il cuore del report di Letta: «L’UE dispone di 33 mila miliardi di euro di risparmi privati. Dobbiamo trovare il modo di incanalarlo nelle nostre aziende. Le start-up dell’ue ricevono meno della metà dei finanziamenti delle start-up statunitensi. Questo deve cambiare». Per Michel «l’unione dei mercati dei capitali è l’ira europeo» (l’inflation Reduction Act è la legge Usa che fornisce i fondi per finanziare la transizione verde dell’industria americana). Le grandi economie sono allineate: Italia, Francia, la Germania del cancelliere Scholz (il ministro liberale delle Finanze Lindner è più critico) e la Spagna spingono per fare progressi. I Paesi che offrono vantaggi fiscali come il Lussemburgo, l’irlanda, Malta o Cipro, ma anche l’estonia temono l’armonizzazione e quelli del Nord che hanno un mercato dei capitali che già funziona bene non vogliono una supervisione centralizzata. Oltre dieci Paesi si sono opposti alle conclusioni.
Come sempre in Europa il risultato finale è un compromesso. «Abbiamo fatto un grande passo avanti» ha detto Michel, perché il Consiglio europeo chiede di progredire verso l’armonizzazione degli aspetti relativi al diritto fallimentare; la convergenza mirata per le condizioni commerciali per le imprese, fondamentale per l’accesso degli investimenti in modalità transfrontaliera. E infine il rafforzamento della vigilanza europea, uno dei punti più delicati. Viene chiesto alla Commissione di lavorarci con l’obiettivo di «rafforzare l’integrazione finanziaria», semplificando i processi e riducendo i costi ma soprattutto «tenendo conto degli interessi di tutti gli Stati membri».