Tosi attacca. In Veneto è battaglia tra FI e Lega
Il segretario del Carroccio Stefani: «Spiace, ma gli azzurri sono fuori dalla maggioranza»
Se a Roma si inasprisce la guerra di nervi fra i due vice premier, Antonio Tajani e Matteo Salvini, in Veneto il luogotenente del campo azzurro, Flavio Tosi, ha lucidato l’artiglieria pesante per l’ex compagno di partito (ed eterno nemico) Luca Zaia. Al punto di dichiarare: «Forza Italia è, di fatto, fuori dalla maggioranza in Regione Veneto dal 2020, tenuta ai margini da Zaia».
Facciamo un passo indietro. Da Tosi, negli ultimi mesi, il cannoneggiamento contro il governatore è quasi quotidiano. Il coordinatore di FI pesta duro e pesta dove fa più male: le incognite sulla Pedemontana veneta, quelle sulla pista da bob di Cortina, sulla sanità che resta un punto delicato e, ultimamente, l’autonomia che il Carroccio vuole portare in aula a Montecitorio il 29 aprile, ma che è sepolta da migliaia di emendamenti in commissione. Tosi fa presente che FI non ha presentato emendamenti «perciò — dice — non si capisce la polemica sterile e immotivata di Zaia, che strepita senza un perché. Non so, forse Luca si sente politicamente in difficoltà, però ultimamente tende a perdere le misure… Gli è capitato anche sul “Fine vita”, quando ha alzato la tensione nella sua maggioranza e ha fatto naufragare la proposta di legge…». Un attacco senza precedenti.
Il diretto interessato tiene fede alla sua personale politica di non gratificare il nemico con una risposta. Per lui si scatenano i fedelissimi. E il segretario veneto della Lega, Alberto Stefani, affonda: «Spiace constatare che Forza Italia è oggettivamente uscita dal perimetro di maggioranza in Regione Veneto».
Ma questo è solo il primo round perché la dichiarazione di Stefani, impegnato, peraltro, proprio a far marciare il ddl Calderoli in commissione Affari costituzionali alla Camera, offre a Tosi l’assist per dichiarazioni ancor più forti: «I fatti parlano chiaro: sono altri che cercano lo scontro. Noi siamo intervenuti per rispondere ai ripetuti attacchi di Zaia nei confronti di Tajani. Sull’autonomia, ma anche sul tema del terzo mandato, in questi mesi Zaia ha sistematicamente preso posizione contro di lui. Però ringrazio Stefani, ha messo in evidenza la vera questione, ovvero che noi non siamo mai stati coinvolti nella maggioranza di Palazzo Balbi perché, per decisione di Zaia, FI non ha nessun assessorato e nessuna presidenza di commissione in Consiglio regionale». Tosi fa presente che, a ruoli (e pesi) invertiti, in Veneto FI ha sempre riconosciuto a ciascun alleato dignità e rappresentanza. «Noi invece oggi non siamo rappresentati in giunta e non esprimiamo nemmeno una presidenza di commissione in Consiglio regionale — prosegue Tosi —. Non solo, Zaia, da quando è stato rieletto nel 2020 per il suo terzo mandato, non ha mai convocato un vertice di maggioranza con gli alleati che riguardasse il governo regionale e temi cruciali quali sanità, sociale, Pedemontana, infrastrutture, energia, ecc. Quindi ringrazio Stefani per aver fotografato la realtà: è dal 2020 che noi siamo, di fatto, fuori dalla maggioranza in Regione Veneto».
Autonomia della discordia anche a Sud (e con protagonista un altro azzurro). Ieri in Calabria, il presidente Roberto Occhiuto e la sua maggioranza hanno votato un testo in cui si chiede che la conferenza Stato-regioni non ratifichi nessun accordo in tema di Autonomia senza «una preventiva analisi d’impatto anche delle materie escluse dai Lep». Un colpo sotto la cinta al Veneto che ha già pronta la lettera indirizzata alla premier per avviare l’iter dell’intesa sulle materie «non Lep».
In Calabria
La regione di Occhiuto: no ai patti sull’autonomia, prima serve un’analisi dell’impatto