Corriere della Sera

Così le cimici diventano «referti» Il linguaggio in codice di Sammartino

Il deputato siciliano avrebbe pagato (invano) 400 euro per una «bonifica» dalle microspie

- Lara Sirignano

Con l’ex luogotenen­te dei carabinier­i Antonino Cunsolo, usava un linguaggio in codice. La caccia alle «cimici» piazzate dagli investigat­ori, che tanto lo preoccupav­ano, nel suo gergo era «il referto». «Che dovevamo fare noi la settimana scorsa?» chiedeva al militare in congedo il deputato siciliano Luca Sammartino, mr. preferenze all’ars, indagato per corruzione in una inchiesta della dda di Catania che ha svelato un accordo elettorale tra politici e mafiosi.

Cunsolo, che aveva lavorato alla polizia giudiziari­a in Procura, era il suo referente per le «bonifiche». «Noi l’abbiamo fatto, ti ho mandato il messaggio su Whatsapp e mi hai pure risposto», replicava il militare all’ex vice del governator­e siciliano Renato Schifani. «Un bel messaggio: grazie al referto che hai ritirato», commentava a quel punto Sammartino. Conversazi­oni criptiche per nascondere la missione che il parlamenta­re, che dopo la notifica della sospension­e dalle funzioni pubbliche decisa dal gip ha rimesso gli incarichi di governo, aveva affidato al carabinier­e.

Sammartino, già coinvolto in due indagini per corruzione elettorale, viveva nell’angoscia di essere sotto controllo e oltre alle microspie cercava notizie riservate.

Sempre tramite l’ex luogotenen­te avrebbe offerto denaro all’appuntato dell’arma Antonio Battiato, come Cunsolo indagato per corruzione, per scoprire se a suo carico pendevano indagini. «E poi quel famoso miracolo. Noi possiamo saperlo o no?», chiedeva Sammartino. «Quello di quel procedimen­to…sto aspettando perché mi devo vedere in questi giorni», lo rassicurav­a l’ex luogotenen­te alludendo a un incontro prossimo con

Battiato, che ieri è comparso davanti al gip per l’interrogat­orio di garanzia. Un faccia a faccia finito con l’ammissione dei fatti ma con la netta smentita di aver preso soldi. «Ho commesso una leggerezza per fare un favore a un amico, un collega in pensione», perché «insisteva e mi sembrava male», ma «non ho mai preso denaro» e ho fatto «tutto fuori dal servizio», ha detto.

L’attività di intelligen­ce dei presunti complici del deputato diede esiti negativi: nella segreteria di Sammartino non fu trovato nulla. Ma la «microspia» c’era ed era stata attivata dai carabinier­i con un apposito sistema «anti-bonifica». Secondo la ricostruzi­one della Procura, per il «lavoro» il parlamenta­re avrebbe consegnato in due tranche 400 euro a Cunsolo che avrebbe poi girato il denaro a Battiato.

E davanti al gip ieri è comparso anche Santi Rando, il sindaco di Tremestier­i arrestato con l’accusa di aver preso i voti del clan Santapaola. Al giudice ha annunciato le dimissioni dall’incarico. «Lascio per potermi difendere con maggiore serenità», ha annunciato. Ma il prefetto di Catania l’aveva già sospeso, assieme a un altro protagonis­ta

«Un miracolo»

Per sapere se ci fossero altre indagini su di lui chiedeva di un «miracolo»

Le dimissioni

Ieri Rando, il sindaco di Tremestier­i arrestato, ha annunciato le proprie dimissioni

dell’indagine, il consiglier­e comunale Mario Ronsisvall­e, che avrebbe cambiato casacca politica e sostenuto Sammartino e Rando alle elezioni in cambio di una delibera comunale (illegittim­a) che impediva a un suo concorrent­e di aprire una farmacia in paese. Per gli inquirenti un episodio evidente di corruzione di cui oggi davanti al gip dovrà rispondere il deputato regionale. Il suo legale, l’avvocato Carmelo Peluso, ha annunciato che la linea difensiva sarà decisa dopo l’interrogat­orio.

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Luca Sammartino, 39 anni, ex vicepresid­ente della Regione Siciliana ed ex assessore all’agricoltur­a
Leghista Luca Sammartino, 39 anni, ex vicepresid­ente della Regione Siciliana ed ex assessore all’agricoltur­a

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