I rettori a chi contesta Israele: non siete voi a decidere l’agenda
Le linee guida: «Gli atenei collaborano con tutti». E la ministra Bernini: no a zone franche
dicono le linee guida. Nel documento si invita a rispondere alle contestazioni infatti «non diminuendo, o eliminando, le occasioni di confronto, ma al contrario proponendo occasioni anche aperte alla cittadinanza e dedicate ai temi controversi, da svolgersi nel modo più inclusivo», e comunicando «con chiarezza alla stampa e alla cittadinanza la natura degli eventi e la politica culturale che li sorregge».
La strada auspicabile è quella che non cede al «lassismo» né spinge verso la «militarizzazione», precisa la ministra dell’università e della Ricerca Anna Maria Bernini in audizione in Commissione straordinaria intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all’odio e alla violenza del Senato, presieduta da Liliana Segre: «L’università non è una zona franca, non è un luogo che possa garantire a qualcuno che sta commettendo reati, l’impunità», spiega la titolare del Mur. E sulla ipotesi, avanzata dal senatore di FDI Marco Scurria, di far entrare i componenti della commissione nelle università per ripristinare il confronto, è la stessa Segre a commentare: «Idea bella, ma utopica».
Piuttosto, i rettori organizzino incontri «dove ospitare gli esponenti delle organizzazioni umanitarie e della società civile che operano nelle zone di guerra perché possano raccontare la loro esperienza», sottolinea il documento. Che però non è stato accolto da tutti i rettori con lo stesso entusiasmo. «Credo che ciascuno di noi sia in grado di gestire i fatti che avvengono nei nostri atenei — sottolinea il rettore di Bologna Giovanni Molari, che non riteneva le linee guida necessarie —. Ogni ateneo ha le proprie peculiarità, è anche faticoso adeguarsi a modelli di comportamento. Quelle che stanno avvenendo sono dinamiche che ci sono sempre state, ognuno di noi è in grado di dare la risposta giusta».