La Comunità ebraica contro lo slogan dell’anpi: al corteo di Milano senza il nostro gonfalone
Non ci sarà il gonfalone della Comunità ebraica milanese al corteo del 25 aprile. E non ci sarà neanche il presidente della Comunità, Walker Meghnagi «perché l’anpi si è rimangiato le promesse». Il resto della Comunità sfilerà dietro le insegne della Brigata ebraica, ma lo farà a titolo individuale. Dietro il gonfalone della Brigata ebraica ci sarà anche il leader di Azione, Carlo Calenda: «Il 25 non è di proprietà dell’anpi e delle sue strumentalizzazioni politiche». Dall’anpi nessuna polemica. Anzi. «Ogni organizzazione decide autonomamente cosa fare e noi siamo contenti che ci sia la Brigata ebraica e che appartenenti della Comunità sfilino in corteo».
Si avvicina la data della Liberazione e la tensione resta alta. Al centro della rottura tra il Comitato organizzatore e la Comunità ebraica le diverse posizioni e le polemiche per lo striscione di apertura del corteo — «Cessate il fuoco ovunque» — senza nessun riferimento al rapimento degli ostaggi da parte dei terroristi di Hamas. Se non ci sarà il gonfalone sarà presente invece come ogni anno, con le bandiere bianche e blu con la Stella di Davide, la Brigata ebraica. Anche senza stendardo della Comunità la presenza di Israele nel corteo sarà ben visibile. Anche perché all’interno della Comunità convivono anime differenti. Come quella del presidente del Memoriale della Shoah, Roberto Jarach: «Chi non intende rinunciare alla partecipazione al corteo lo fa per la convinzione del ruolo fondamentale avuto dalla Brigata ebraica nella lotta di liberazione e dei valori ideali di libertà e giustizia nati da essa e rappresentati dalla Costituzione repubblicana che ancora oggi garantisce il nostro futuro». Per cercare di ricompattare la situazione, il consigliere comunale Daniele Nahum, uscito dal Pd proprio per le posizioni ritenute ambigue sulla politica estera e confluito in Azione, chiede l’intervento del sindaco Beppe Sala per «convocare le diverse parti e cercare di aprire alla possibilità di un corteo unito».
Ieri è intervenuta da Bruxelles la premier Giorgia Meloni. Anticipando le domande ha risposto secca: «Quello che ho detto sul fascismo l’ho detto cento volte e non penso di doverlo ripetere, così potete continuare a ripetere che sono una pericolosa fascista e mi aiutate anche, visto che penso che la gente che vede questo governo si renda conto che gli estremisti stanno da un’altra parte e non al governo».
Lo scontro
La frase scelta dall’anpi — «cessate il fuoco ovunque» — ha causato lo strappo