Aiuti a Kiev, Borrell: ora tocca agli Stati Ue Pressing per i Patriot su Atene e Madrid
Raid russo su Kharkiv, distrutta l’antenna televisiva
Mentre i Paesi Ue discutevano per l’ennesima volta dell’«urgenza» di offrire sistemi di difesa aerea a Kiev, un raid russo sulla seconda città più grande dell’ucraina, Kharkiv, colpiva l’infrastruttura di trasmissione televisiva, causandone il crollo e interruzioni del segnale.
«I numeri sono davvero spaventosi. Solo delle bombe teleguidate gli ucraini ne hanno contate 7 mila in quattro mesi», ha detto il capo della diplomazia Ue Josep Borrell al termine del consiglio Affari esteri convocato insieme a quello della Difesa a Lussemburgo per fare il punto non solo politico ma anche pratico sulle capacità difensive dei Paesi. Il risultato è che «certi Stati membri» hanno dato disponibilità a «misure concrete sulle munizioni e la difesa aerea per l’ucraina, nel quadro delle iniziative della Germania e della Repubblica Ceca, ma sono azioni che vanno coordinate», ha sintetizzato Borrell. I Paesi Ue hanno anche raggiunto un «accordo politico» per inasprire l’attuale regime di sanzioni sui droni contro l’iran per includere i missili e il loro possibile trasferimento alla Russia. Viene ampliata l’area geografica di riferimento per comprendere la consegna di missili e droni non solo alla Russia, ma a tutta la regione del Medio Oriente e del Mar Rosso.
Intanto il presidente Zelensky ha ricevuto rassicurazioni dal presidente Joe Biden che gli Stati Uniti «invieranno velocemente importanti nuovi aiuti militari e per la difesa aerea» non appena il Senato approverà il pacchetto aggiuntivo di sicurezza nazionale e verrà firmata la legge. Sabato è arrivato il via libera dalla Camera Usa ai 61 miliardi di dollari per Kiev dopo mesi di stallo. Nel corso di una telefonata il presidente Biden ha ribadito «l’impegno duraturo degli Stati Uniti a sostegno dell’ucraina».
Anche l’europa sta cercando di fare la sua parte. La scorsa settimana la Germania ha lanciato l’iniziativa Immediate Action on Air Defense (Iaad). Gli Stati stanno offrendo sistemi di difesa aerea, componenti e fondi (Olanda e Danimarca ne stanno discutendo). L’attenzione nei giorni scorsi si era concentrata sui Paesi Ue che dispongono di batterie Patriot: Grecia, Spagna, Olanda, Svezia, Romania e Polonia. In particolare su Madrid e Atene, che non rischiano minacce imminenti. Ieri il Financial Times riferiva di «forti pressioni» da parte degli alleati Ue e della Nato. Il portavoce del governo greco Pavlos Marinakis ha spiegato però che la Grecia ha già fornito «assistenza tangibile» all’ucraina e che «non verrà intrapresa alcuna azione che possa anche solo lontanamente mettere in pericolo le capacità di deterrenza o di difesa aerea della nostra nazione».
Il ministro degli Affari esteri spagnolo José Manuel Albares ha risposto ai giornalisti a Lussemburgo che gli chiedevano sul possibile invio di Patriot che Madrid è «ben consapevole della necessità dell’ucraina di difese antiaeree e soprattutto di sistemi Patriot» e che «la Spagna ha sempre fatto tutto ciò che era in suo potere». Secondo una fonte diplomatica europea Madrid, a differenza di Atene, avrebbe mostrato un’apertura alle richieste di Kiev e starebbe valutando l’invio di Patriot all’interno di un più ampio pacchetto di aiuti militari da fornire entro giugno. Madrid non ha voluto commentare. Quanto all’italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha spiegato che «stiamo facendo tutto il possibile per dare le risposte attraverso gli strumenti che abbiamo» e che «il ministro Crosetto è al lavoro».
Sono invece un piccolo caso le parole del presidente polacco Andrzej Duda, che ha annunciato che la Polonia è pronta ad accogliere testate nucleari sul proprio territorio. Il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski ha detto che «non sono state prese decisioni» e il premier Donald Tusk ha chiesto un incontro chiarificatore con il capo dello Stato, che è vicino al Pis, un tempo al governo.