Corriere della Sera

Eau de Fassino

- Di Massimo Gramellini

Il Fatto Quotidiano rivela che Piero Fassino è stato denunciato per il furto di una boccetta di profumo e la cosa non mi sorprende: si tratta di un evidente malinteso. Per quanto abbia dichiarato che il suo non è uno stipendio da nababbi, escludo che gli impedisca di acquistare una confezione scontata di eau de toilette. Il fattaccio quotidiano è accaduto al dutyfree di Fiumicino, dove il Fassino ha preso il corpo del reato dallo scaffale proprio nell’istante in cui gli suonava il cellulare. Neanche questa cosa mi sorprende: il destino si diverte a seminare coincidenz­e. «Che fare?» si sarà detto l’onorevole profumator­e. Posare la boccetta e prendere il telefono, visto che l’altra mano era già occupata a reggere il trolley? O sedersi sul trolley con la boccetta in una mano e il telefono nell’altra? Chissà perché certe scelte drammatich­e capitano sempre ai leader di sinistra. Fassino ha optato per una terza via: ha messo il cellulare all’orecchio e il profumo in tasca, con l’intenzione, ovviamente, di passare alla cassa. Qui le versioni divergono: lui sostiene che un addetto si è accorto della sua mossa da prestigiat­ore e lo ha fermato; altri che Fassino sarebbe uscito dal duty sovrappens­iero con il flacone nel cappotto, facendo impazzire la suoneria antitacche­ggio. Di sicuro l’addetto non ha voluto sentire ragioni e lo ha denunciato. Quindi o non lo ha riconosciu­to oppure, pur riconoscen­dolo, lo ha trattato come un qualsiasi altro cittadino.

E questa cosa, piacevolme­nte, mi sorprende.

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