Eau de Fassino
Il Fatto Quotidiano rivela che Piero Fassino è stato denunciato per il furto di una boccetta di profumo e la cosa non mi sorprende: si tratta di un evidente malinteso. Per quanto abbia dichiarato che il suo non è uno stipendio da nababbi, escludo che gli impedisca di acquistare una confezione scontata di eau de toilette. Il fattaccio quotidiano è accaduto al dutyfree di Fiumicino, dove il Fassino ha preso il corpo del reato dallo scaffale proprio nell’istante in cui gli suonava il cellulare. Neanche questa cosa mi sorprende: il destino si diverte a seminare coincidenze. «Che fare?» si sarà detto l’onorevole profumatore. Posare la boccetta e prendere il telefono, visto che l’altra mano era già occupata a reggere il trolley? O sedersi sul trolley con la boccetta in una mano e il telefono nell’altra? Chissà perché certe scelte drammatiche capitano sempre ai leader di sinistra. Fassino ha optato per una terza via: ha messo il cellulare all’orecchio e il profumo in tasca, con l’intenzione, ovviamente, di passare alla cassa. Qui le versioni divergono: lui sostiene che un addetto si è accorto della sua mossa da prestigiatore e lo ha fermato; altri che Fassino sarebbe uscito dal duty sovrappensiero con il flacone nel cappotto, facendo impazzire la suoneria antitaccheggio. Di sicuro l’addetto non ha voluto sentire ragioni e lo ha denunciato. Quindi o non lo ha riconosciuto oppure, pur riconoscendolo, lo ha trattato come un qualsiasi altro cittadino.
E questa cosa, piacevolmente, mi sorprende.