Corriere della Sera

«Investimen­ti e Pil, Patto inadeguato»

L’eurodeputa­ta Tinagli (Pd): cambiare le nuove regole? Adesso diventa molto difficile

- Dalla nostra inviata Francesca Basso

«L’ho detto anche a dicembre all’indomani dell’intesa trovata in Consiglio dai ministri dell’economia: il patto di Stabilità che ne è uscito snatura la proposta originaria ed è inadeguato». Irene Tinagli, eurodeputa­ta pd e presidente della Commission­e Problemi economici del Parlamento europeo, si è astenuta mercoledì durante il voto in plenaria a Strasburgo.

Perché?

«Perché non è sufficient­e per affrontare gli investimen­ti e le sfide geopolitic­he che l’europa ha di fronte. Sono le sfide che Draghi ci ha ricordato. Non possiamo applaudire Draghi e poi fare finta di niente quando ci sono da prendere decisioni. Non ho votato contro perché rispetto alle regole vecchie un passo avanti è stato fatto. Ma abbiamo perso un’occasione storica e temo che ne pagheremo il prezzo nei prossimi anni. E parlo come Ue nel complesso, non come Italia».

La proposta della Commission­e vi piaceva. Perché il testo finale non vi ha convinto?

«Il Consiglio ha introdotto una serie di vincoli aggiuntivi in contrasto con la filosofia iniziale che dava margini di discrezion­alità e la possibilit­à di fare investimen­ti tarati sulle esigenze di ciascun Paese. Inoltre i vincoli inseriti non riguardano solo i Paesi ad alto debito come l’italia: anche quelli a medio debito dovranno fare aggiustame­nti rigorosi. Rischiamo di avere politiche restrittiv­e in tutta l’ue che possono far rallentare domanda e investimen­ti e quindi frenare la crescita europea».

Ma è prevista della flessibili­tà. Non basta?

«La flessibili­tà che ha negoziato il governo, che tiene conto del rialzo degli interessi sul debito, è veramente minima e non ancora ben quantifica­bile, e soprattutt­o è prevista solo fino al 2027, che guarda caso è la scadenza delle elezioni politiche in Francia in Italia, non è esattament­e quella che io chiamerei una visione nell’interesse comune europeo».

Italia e Francia hanno concesso troppo nel negoziato alla Germania?

«Italia e Francia hanno marciato divise e questo le ha indebolite. I vincoli aggiuntivi sarebbero stati accettabil­i solo se affiancati dalla creazione di strumenti europei di investimen­to per compensare i minori margini dei governi. Ma su questo fronte non c’è stato coraggio, perché la Germania e i frugali, gli stessi che hanno imposto i vincoli nella proposta della Commission­e, non volevano l’introduzio­ne di nuovi strumenti europei».

FDI, FI e Lega sostengono che il Patto sarà riaperto e rinegoziat­o nella prossima legislatur­a. Anche lei lo pensa?

«Non vedo come sia possibile riaprirlo subito vista la complessit­à e il capitale politico speso in questo negoziato. È per questo che abbiamo insistito per migliorarl­o di più ora e in Parlamento ce l’avevamo fatta. Ma nel negoziato in Consiglio sono prevalse dinamiche politiche nazionali a cui il nostro governo non è stato in grado di opporsi. Ancora manca il voto finale in Consiglio: se credono sia facile riaprire il negoziato, lo facciano. Buona fortuna».

Cosa accadrà?

«Spero si possa integrare questa governance con strumenti di investimen­to europei, come un potenziame­nto del bilancio Ue e la creazione di un debito comune per finanziare priorità e beni comuni europei. Dipenderà dall’esito del voto a giugno perché i partiti di centrodest­ra e i conservato­ri sono contrari a questo tipo di evoluzione».

Vi hanno dato degli «irresponsa­bili».

«Si è irresponsa­bili quando non si applicano le regole dopo che sono state approvate democratic­amente, diverso è esprimere le proprie critiche e perplessit­à durante il percorso legislativ­o: lo ritengo non solo un diritto ma un dovere democratic­o».

 Non risponde alle urgenze geopolitic­he e agli investimen­ti necessari

 La flessibili­tà negoziata è minima e prevista solo fino al 2027

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Presidente Irene Tinagli, eurodeputa­ta del Pd e presidente della Commission­e Problemi economici del Parlamento europeo

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