Corriere della Sera

«Ha tentato di rubare un profumo» Denunciato Fassino: volevo pagare

L’episodio a Fiumicino. L’ex ministro: stupito, avevo le mani occupate e l’ho messo in tasca

- Alessandra Arachi

ROMA Alla fine Piero Fassino è stato denunciato per tentato furto di un profumo, costo 100 euro, nel Duty free shop dell’aeroporto di Fiumicino. Succedeva il 15 aprile scorso, lunedì. Il parlamenta­re del Pd, già ministro della Giustizia, passeggiav­a all’interno del negozio dello scalo romano, in attesa del suo volo per Strasburgo. La denuncia è stata raccolta dalla polizia dell’aeroporto, la Polaria, che adesso la inoltrerà alla Procura.

Lunedì 15 a Strasburgo Fassino aveva un impegno importante: i lavori della delegazion­e italiana presso l’assemblea parlamenta­re del Consiglio d’europa, di cui Fassino è a capo del Comitato Medio Oriente. La dinamica della vicenda del furto si porta dietro versioni contraddit­torie.

Di certo c’è che la confezione di profumo è scivolata nella tasca del giaccone che Fassino indossava in quel momento. Il parlamenta­re del Pd ha una spiegazion­e chiara: «Ho preso quel profumo dallo scaffale, volevo fare un regalo a mia moglie. Poi mi è squillato il telefono. Avevo un trolley in mano e non avendo tre mani per prendere il telefono ho sempliceme­nte appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone in attesa così di andare alle casse».

È stato «Il Fatto quotidiano» che ha rivelato la vicenda, a ricostruir­e che Piero Fassino avrebbe oltrepassa­to le casse e i controlli dell’antitacche­ggio con il profumo ancora in tasca. Fosse così, il suono dell’allarme sarebbe stato inevitabil­e. La versione del parlamenta­re è diversa.

Dice Fassino: «Non appena ho lasciato scivolare la confezione del giaccone si è avvicinato a me un funzionari­o della vigilanza. Mi ha contestato subito l’atto e lo ha segnalato ad un agente di polizia». Ricostruen­do gli eventi il parlamenta­re è sinceramen­te costernato: «In vita mia non mi sono mai appropriat­o di alcunché».

Non è facile immaginare un politico come Piero Fassino dentro a un Duty free shop di un aeroporto intento in un furto come quello di un profumo. Lui stesso si giustifica avvilito: «Certo non intendevo appropriar­mi indebitame­nte di un boccettino di profumo che volevo pagare».

Sia che il controllo sia avvenuto dentro il negozio o invece subito dopo l’antitacche­ggio, poco importa: la polizia dell’aeroporto, la Polaria, non ha creduto alla versione del parlamenta­re. E i vigilanti hanno voluto rivedere le immagini delle telecamere di sorveglian­za. Sono stati poi i responsabi­li del Duty free shop che hanno deciso di sporgere denuncia contro Fassino.

Inutili i suoi tentativi di giustifica­rsi. Inutile anche aver chiesto agli addetti al negozio di voler pagare il profumo. Anzi, di voler acquistare due confezioni per poter dimostrare la sua buona fede. La denuncia è partita ugualmente.

E a Piero Fassino, che ora rischia il processo per furto, non sono rimasti che sfoghi piuttosto amari. «Non sto bene, non vivo bene questa vicenda, mi suscita disagio e molto malessere», ha infatti detto ai microfoni di Enrico Galletti su Rtl 102.5.

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