Bruxelles, il M5S cerca «casa» Le tensioni sui posti in lista
La campagna elettorale è al via, ma il Movimento cerca già casa a Bruxelles. Dopo un quinquennio tra i non iscritti, sono in corso dialoghi sul prossimo approdo degli stellati. I Verdi rimangono una possibilità concreta, ma il gruppo ha posto dei paletti su una serie di questioni, in primis la posizione filoatlantista verde sull’ucraina. Proprio per via di questi paletti, e con una situazione ancora magmatica, si sta facendo strada come alternativa il gruppo di sinistra Gue. Alla finestra, invece, rimangono i socialisti. «Dopo le elezioni avvieremo un dialogo con i gruppi europeisti e progressisti e con le nuove forze politiche che entreranno al Parlamento europeo. Cercheremo convergenze sui temi della pace, della giustizia sociale ma anche di una transizione ambientale che non lasci nessuno indietro», conferma l’eurodeputata Sabrina Pignedoli, che sarà in corsa nel Nord Est. Al momento, l’attenzione è sulla campagna. Nelle prossime ore si vota il listino proposto da Giuseppe Conte: una ratifica che pare scontata. Ma proprio il listino viene indicato da attivisti e alcuni eletti come la causa di un distacco dalla base. «Con il listino, le Europarlamentarie non servono: solo uno o due nomi usciti dal voto saranno eletti», si lamentano alcuni. E indicano la scarsa affluenza al voto online (poco più del 14% degli aventi diritto) come una conseguenza indiretta proprio dei nomi proposti dal leader. In effetti, numeri alla mano, le ultime Parlamentarie sono state le meno partecipate di sempre secondo i resoconti pubblici. Quest’anno, infatti, hanno votato oltre 23 mila attivisti, contro i 50 mila del 2022 (Politiche), i 32 mila del 2019 (Europee), i quasi 40 mila del 2018 e i 35 mila del 2014 (Europee). Nel 2013 i voti espressi furono 95 mila, ma ognuno poteva indicare tre preferenze.