Corriere della Sera

Cospito, condanna confermata Niente ergastolo per le bombe

Ventitré anni di reclusione per l’attentato alla caserma di Fossano nel 2016

- Di Giovanni Bianconi

Nonostante l’apparente paradosso, ventitré anni di carcere per Alfredo Cospito (detenuto da quasi dodici) sono una mezza vittoria. Perché la sentenza con cui ieri la Corte di cassazione ha confermato quella pesante condanna esclude definitiva­mente il possibile ergastolo per la tentata «strage politica» a una caserma dei carabinier­i. Lo sciopero della fame portato avanti per mesi dall’anarchico era contro il regime del «carcere duro» impostogli nel 2022 (e ribadito di recente, sempre dalla Cassazione), ma anche contro l’ergastolo «ostativo» (cioè preclusivo di ogni beneficio) che stava rischiando per l’attentato alla Scuola allievi ufficiali dell’arma di Fossano, in Piemonte, del 3 giugno 2006. Finché una sentenza della Corte costituzio­nale ha dato ragione al suo avvocato, aprendo la strada a un esito diverso che ieri sera è diventato irrevocabi­le.

Una vicenda giudiziari­a complessa che ha avuto anche risvolti politici e di ordine pubblico, tornati d’attualità dopo il blitz notturno con cui gli antagonist­i romani hanno acceso la vigilia dell’ultimo verdetto: tre cassonetti incendiati e le vetrine di una banca infrante, condite dalla scritta «Anna e Alfredo liberi», riferita a Cospito e a Anna Beniamino, condannata a 17 anni e 9 mesi per gli stessi fatti; e poi il raduno dei compagni davanti al «palazzacci­o» della Cassazione, con slogan e striscioni di solidariet­à per i due anarchici e contro il «41 bis». Stavolta senza Pasquale Valitutti, il settantase­ttenne in sedia a rotelle mai lontano dalle piazze; negli ultimi due anni è sempre stato in prima fila a tutte le manifestaz­ioni «per il nostro compagno Alfredo», ma tre giorni fa l’hanno messo agli arresti domiciliar­i proprio per i disordini durante un corteo a sostegno di Cospito a Torino.

L’attentato di Fossano fu realizzato diciotto anni fa con la tecnica della doppia esplosione: un primo ordigno per attirare gli investigat­ori e un secondo per colpirli. Per caso non ci furono vittime, e la Federazion­e

anarchica informale rivendicò: «Amiamo distribuir­e “petardi” perché 10, 100, 1000 Nassirya non sia solo uno slogan urlato, ma una realtà non solo nel lontano Oriente ma nelle nostre città e nelle nostre valli».

Nel primo processo Cospito era stato condannato a venti anni di pena per una tentata strage «semplice», ma poi la Cassazione aveva detto che bisognava qualificar­la come strage «politica» perché ideata e commessa «allo scopo di attentare alla sicurezza dello

Stato», reato per il quale l’articolo 285 del codice penale prevede solo l’ergastolo. Di qui un nuovo processo, celebrato nel pieno dello sciopero della fame dell’anarchico e relative polemiche approdate fino in Parlamento (dopo le quali il sottosegre­tario alla Giustizia Del Mastro è finito alla sbarra per violazione del segreto d’ufficio); l’accusa ha chiesto il «fine pena mai», mentre l’avvocato Flavio Rossi Albertini, difensore di Cospito, ha eccepito l’incostituz­ionalità di una norma che impediva di applicare qualunque attenuante ai «recidivi» come il suo assistito. Istanza accolta dai giudici, e a tempo di record la Consulta ha stabilito che anche di fronte alla «pena fissa» dell’ergastolo si deve poter «operare l’ordinario bilanciame­nto tra circostanz­e aggravanti e attenuanti»; in questo caso la «tenuità del fatto», senza morti né feriti.

Dopo la pronuncia, la Procura generale di Torino ha ugualmente sollecitat­o la pena massima, ma i giudici hanno inflitto a Cospito «solo» 23 anni. I ricorsi del pg che insisteva per l’ergastolo e della difesa che ipotizzava altre incostituz­ionalità sono stati respinti (come richiesto dal pg della Cassazione). Condanna definitiva quindi, con parziale successo del condannato.

Il caso

L’anarchico nel 2022 scioperò anche perché rischiava il carcere a vita «ostativo»

 ?? (Ansa) ?? Imputato Alfredo Cospito, oggi 56enne, durante un’udienza al processo, a Genova nel 2013, che lo vide alla sbarra per la gambizzazi­one di Roberto Adinolfi, dirigente della Ansaldo Nucleare
(Ansa) Imputato Alfredo Cospito, oggi 56enne, durante un’udienza al processo, a Genova nel 2013, che lo vide alla sbarra per la gambizzazi­one di Roberto Adinolfi, dirigente della Ansaldo Nucleare

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