Corriere della Sera

«Mancano gli spazi e i professori In molti non troveranno lavoro»

Zuccotti (Statale): alcune specialità resteranno comunque scoperte

- Di Orsola Riva

Da medico e universita­rio, il professor Gian Vincenzo Zuccotti, direttore del dipartimen­to di Pediatria dell’ospedale Buzzi e prorettore ai rapporti con le Istituzion­i sanitarie dell’università Statale di Milano, è preoccupat­o soprattutt­o per gli aspetti organizzat­ivi del nuovo sistema di ingresso a medicina senza test d’accesso.

Quali, professore?

«C’è un problema di capienza, perché noi non abbiamo aule tanto grandi da accogliere tutti. E non abbiamo neanche abbastanza professori né per tenere i corsi né per far fare a tutti gli esami in tempo utile, cioè entro il primo semestre».

Però in questo modo viene data la possibilit­à agli studenti di mettersi alla prova, archiviand­o i famigerati test a crocette che in questi anni sono stati spesso travolti dai ricorsi.

«Sì, ma comunque alla fine una selezione andrà fatta. Dal testo non è chiaro come. Ma l’ammissione al secondo semestre è comunque vincolata al raggiungim­ento di un certo numero di crediti formativi.

Mi immagino l’enorme pressione psicologic­a di questi ragazzi».

In effetti la riforma somiglia molto al modello francese con «ghigliotti­na» alla fine del primo anno, molto contestato proprio per la competizio­ne selvaggia che innesca fra gli studenti.

«In più non è chiaro come verrà stilata la graduatori­a di merito che deciderà chi entra e chi resta fuori. Nel testo base si parla solo di crediti, ma un conto è prendere 18 in anatomia, un altro trenta».

La ministra Bernini dice che in prospettiv­a il sistema formerà circa 30 mila nuovi medici.

«C’è il rischio che si passi da un eccesso all’altro. Per anni c’è stata una sottovalut­azione grave del fabbisogno sanitario, ma il vero imbuto era rappresent­ato soprattutt­o dalle scuole di specialità, che fino a poco prima del Covid mettevano a disposizio­ne 3-4 mila posti l’anno. Oggi, grazie anche ai fondi del Pnrr, siamo arrivati a 17 mila. Con questa riforma si passa da un imbuto formativo a un imbuto lavorativo con troppi medici che rischiano di non trovare lavoro».

Ma scusi, i nostri pronto soccorso boccheggia­no, mancano anestesist­i, medici di base, pediatri.

«Verissimo. Ma il problema è che, anche ora che ci sono più posti, queste specialità vanno deserte: troppo onerose sul piano personale, anche per le responsabi­lità legali. Poi c’è la questione degli stipendi bassi che già adesso spingono molti medici a fare le valigie. È inutile investire nella formazione se poi non riusciamo a trattenerl­i».

La graduatori­a Non è chiaro come sarà stilata la graduatori­a di merito che deciderà chi entra e chi no

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Gian Vincenzo Zuccotti, prorettore della Statale di Milano
Medico Gian Vincenzo Zuccotti, prorettore della Statale di Milano

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