Corriere della Sera

«Abitavo con Mara Venier, diventai il medico di Craxi Ho visitato Riina in carcere Sono l’unica a sgridare Feltri»

Melania Rizzoli: Angelo dopo 3 giorni mi chiese di sposarlo, non avrebbe voluto la Giorgi al suo funerale

- Di Elvira Serra

Quando era bambina, cosa voleva fare da grande?

«Il medico. Avevo una cugina che si chiamava come me, morta di tumore al cervello. A 23 anni mi ero già laureata. Sono specializz­ata in Medicina interna, faccio diagnosi, ma ho lavorato anche in Oncologia».

La passione politica quando è arrivata?

«Quando vivevo a Campo dei Fiori con la mia amica Mara Venier. Sono stati sette anni divertenti­ssimi. Mi alzavo alle 7 per andare all’ospedale e la chiamavo alle 10 per svegliarla. Lei mi presentava i suoi amici del mondo dello spettacolo e io i miei politici: Martelli, De Michelis, Craxi».

Padre o figlio?

«Prima Bobo. Ero a cena con lui e altri, una sera, quando si sentì male Bettino, ai tempi presidente del Consiglio. Io avevo sempre con me la borsa da medico, così andai all’hotel Raphaël, capii subito che era il diabete, gli feci un’insulina e lo rimisi a posto. Da allora sono diventata la sua dottoressa e mi ha fatto entrare alla Camera come medico. D’estate mi invitava ad Hammamet e facevo ambulatori­o ai suoi ospiti».

È stata tra i primi a raggiunger­lo, quando è morto.

«L’ho proprio lavato, vestisi. to, preparato con i miei trucchi e sistemato nella bara, con gli infermieri tunisini. È stato per me una figura di riferiment­o. Mi ha fatto anche da testimone di nozze!».

Melania Rizzoli è amabile e veloce, non perde tempo. Del resto, se sopravvivi con la chemio e un autotrapia­nto di cellule staminali allo stesso linfoma per il quale sono morti Gianni Agnelli e Niccolò Ghedini, non hai più voglia di sprecarne nemmeno un po’. Al Baretto di Milano, nel Quadrilate­ro della Moda, in tre minuti è capace di presentart­i una celebre ex modella, un illusionis­ta, un agente letterario e una milionaria svizzera. Ma la sera, quando è seduta al solito tavolo assieme a Vittorio Feltri, a far la coda per salutarla sono banchieri, imprendito­ri e manager: frutto di un carattere socievole e generoso, felice sintesi tra la leggerezza romana e il rigore milanese.

Craxi fece anche da Cupido.

«Un giorno mi chiese di andare a visitare Angelo Rizzoli, che aveva disertato un appuntamen­to perché non stava bene. Voleva sapere se era vero».

Ed era vero?

«Certo. In tre giorni lo rimisi in piedi. E bastarono ad Angelo per innamorars­i. Disse subito: ti sposerò, voglio dei figli con te».

Cosa lo aveva colpito?

«Non lo lusingavo, non mi interessav­a avere una parte in un film, ero affascinat­a dalla sua intelligen­za. Con me aveva ritrovato la gioia di vivere».

Quando vi siete sposati?

«L’8 giugno 1991 all’argentario. Angelo aveva pure chiesto l’annullamen­to del primo matrimonio. “Non te lo daranno mai”, gli dicevo. Invece l’8 giugno 1996 abbiamo fatto la cerimonia religiosa al Pantheon».

Come mai lì?

«Grazie a don Virgilio Levi, suo padre spirituale, che aveva firmato l’annullamen­to».

Avete avuto due figli, Arrigo e Alberto.

«Hanno 32 e 30 anni. Li adorava, soprattutt­o Albertino, identico a lui nei modi, nelle pose, è impression­ante. Si mantengono da soli da quando avevano 20 anni: il maggiore lavora a Milano in un Fondo, il minore si occupa di intelligen­za artificial­e a Londra, collabora con Musk».

Che mamma è?

«Non dominante. Li ho spinti io a 17 anni ad andare a studiare fuori. Sono trilingue. Quando vivevano all’estero li chiamavo una volta alla settimana. Sono felice di avergli insegnato l’indipenden­za».

Vede mai Andrea, il primogenit­o di Angelo?

«Pochissimo. Provo affetto per lui, l’ho conosciuto quando aveva 12 anni, è cresciuto con noi, ha visto nascere i fratelli. Ci incontriam­o nelle riunioni di famiglia: il cugino di Angelo, Nicola Carraro, che ho presentato io a Mara Venier, ne organizza una all’anno; i miei figli ci tengono moltissimo».

Invece non le capita mai di incrociare Eleonora Giorgi, la madre di Andrea?

«In 25 anni che sono stata con Angelo non l’ho mai conosciuta perché mio marito non la voleva incontrare. È venuta al suo funerale, ma lui aveva sempre detto che non l’avrebbe voluta. Mi dispiace che non stia bene: la malattia è una cosa drammatica».

Il suo memoir sul cancro, «Perché proprio a me», scritto nel 2010 per Sperling & Kupfer, è ancora in libreria.

«Restò in classifica sei meLo scrissi quando ero sicura di essere guarita perché era il libro che mi era mancato mentre stavo male. Ho voluto raccontare la mia storia per dare speranza. Continuo a ricevere messaggi: aiutare la gente è molto gratifican­te».

Un giorno Angelo le disse: «Tu, Melania mia, sei caduta in mare... o nuoti o affoghi».

«Fu la mia salvezza. In quella frase ho visto la sua stanchezza. Ho pensato: mi sta abbandonan­do. E allora ho cominciato a nuotare».

Lui non è mai voluto tornare in via Rizzoli. Lei?

«Io ci sono tornata con Urbano Cairo, che era amico di Angelo. Ci ho portato pure i miei figli, per vedere quello che aveva costruito il loro bisnonno: hanno un cognome preciso e conoscono la storia della loro famiglia».

È più bello fare la deputata o l’assessora regionale?

«Fare la deputata mi è piaciuto moltissimo: sono entrata in Parlamento grazie a Berlusconi. Veniva spesso a casa nostra, organizzav­o cene con lui, i ministri, i direttori dei giornali: amavo far ritrovare ad Angelo gli amici di un tempo e amici nuovi. Il bello dell’esperienza in Regione Lombardia, invece, è che puoi incidere subito».

Che fine ha fatto la casa romana dove vivevate insieme?

«L’ho consegnata ad Equitalia, così ho saldato tutti i debiti di Angelo. Ho venduto anche la casa di Capalbio al Principe del Liechtenst­ein, chiavi in mano: piatti, bicchieri, lenzuola ricamate. I vestiti di Angelo li ho regalati agli amici: maglioni, cravatte, biancheria. Così continuano a vivere».

Dopo la prima esperienza parlamenta­re non è stata eletta alle Europee né alle altre Politiche. Le è spiaciuto?

«Alle Europee mi sono candidata per spirito di squadra, me lo aveva chiesto Berlusconi, ma non avevo aspettativ­e. Alle nuove Politiche, invece, è stata Licia Ronzulli a fare le liste, e io evidenteme­nte non sono una sua amica».

All’inizio, però, si sarebbe potuta candidare anche con Diliberto o con Mancino.

«Sono sempre stata bipartisan. Per me l’amicizia è personale, indipenden­te dalle questioni politico-ideologich­e. E poi per le consulenze mediche mi cercavano tutti».

Diagnosi salvavita?

«A un parlamenta­re dissi che doveva togliere un neo perché era un melanoma».

Da deputata è entrata in carcere molte volte. L’incontro più forte?

«Quello con Totò Riina, che non ho potuto raccontare nel mio libro Detenuti perché Piero Grasso, ai tempi procurator­e nazionale antimafia, mise il veto. Era un uomo magnetico, sembrava stesse al 41 bis da 3 mesi e non da 16 anni. L’ho perfino visitato. Indossava una camicia di lino pulitissim­a, fu galante. Ma tra una risposta e l’altra mi stava dando messaggi in codice. Tipo: “Mi piacerebbe fare una bella passeggiat­a a Corso Vittorio Emanuele...”».

Cosa la rende felice oggi?

«Stare con gli amici a cui voglio bene».

Come Vittorio Feltri.

«È molto più di un amico. Mi ha spinto lui a scrivere sui giornali, ora sono una divulgatri­ce scientific­a e sono nel consiglio di amministra­zione del gruppo editoriale degli Angelucci. I lettori però mi leggono su Dagospia: nemmeno i miei figli hanno mai acquistato un giornale in edicola, eppure sono informatis­simi».

Sgrida mai Feltri per le sue intemerate sui social?

«Sempre! Sono l’unica che lo sgrida! E facciamo liti furiose. Il difetto di Vittorio è che vuole avere sempre ragione. Anche nella vita privata discutiamo, ma non possiamo fare a meno l’uno dell’altra, siamo i migliori amici di noi stessi».

Si risposerà un giorno?

«Mai. Ho già avuto un marito per me unico e ho troppo rispetto per la famiglia. Angelo è morto tra le mie braccia, sorridendo­mi. Però non ho rinunciato all’amore: è il sentimento che ti accende la luce dentro. Come fai, altrimenti, a vivere una vita spenta?».

 ?? ?? Con il marito Melania Rizzoli con Angelo, scomparso nel 2013. Si erano sposati all’argentario l’8 giugno 1991 e poi in chiesa, lo stesso giorno del 1996
Con il marito Melania Rizzoli con Angelo, scomparso nel 2013. Si erano sposati all’argentario l’8 giugno 1991 e poi in chiesa, lo stesso giorno del 1996
 ?? ?? In famiglia Melania Rizzoli, al centro, con i figli Alberto, in piedi, e Arrigo, di 30 e 32 anni
In famiglia Melania Rizzoli, al centro, con i figli Alberto, in piedi, e Arrigo, di 30 e 32 anni

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