Corriere della Sera

NEL PAESE DELLA RABBIA TRIONFA IL PREFISSO ANTI-

- Di Paolo Di Stefano

Non si erano mai sentiti tanti anti(scusando il bisticcio) come in questi tempi. Imperversa­no gli antieurope­isti, e più precisamen­te, ieri, si sono palesati i partiti anti-patto di Stabilità. E poi: gli anti-schlein all’interno del Pd e gli anti-salvini all’interno della Lega. Gli anti-casta non sono più i 5 Stelle, ma in genere lo sono rimasti (quasi) tutti gli italiani. L’autonomia differenzi­ata rischia di essere anticostit­uzionale. Per non parlare delle proteste anti-israele e dei movimenti antisemiti e antisionis­ti. Ovviamente, non mancano gli anti-palestines­i. All’ucraina verranno forniti dalla Nato nuovi sistemi di difesa antiaerea. A volte l’anti- prevede il trattino; altre volte no, quando il prefisso è del tutto assimilato al vocabolo originario ( tipo antibiotic­o). Fatto sta che viviamo in un mondo anti-, in cui impazzano i dispositiv­i anti-hackeraggi­o, le operazioni antiricicl­aggio, gli allarmi anti-taccheggio (ne sa qualcosa Fassino), i cani anti-droga, i sistemi anti-rumore, i vaccini anti-covid o antimening­ococco, però non mancano i gruppi anti-vaccino. E si potrebbe continuare. Non sappiamo concepire la vita se non contro. Se fossimo più positivi, meno antipatici e più empatici, il prefisso più diffuso sarebbe filo(o pro-). L’unico anti- che legittimam­ente aspirava a unirci era quello dell’antifascis­mo (non a caso senza trattino). E invece non si erano mai visti, come nell’approssima­rsi del 25 aprile 2024, tanti anti-antifascis­ti. L’ipocrisia del doppio prefisso.

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