NEL PAESE DELLA RABBIA TRIONFA IL PREFISSO ANTI-
Non si erano mai sentiti tanti anti(scusando il bisticcio) come in questi tempi. Imperversano gli antieuropeisti, e più precisamente, ieri, si sono palesati i partiti anti-patto di Stabilità. E poi: gli anti-schlein all’interno del Pd e gli anti-salvini all’interno della Lega. Gli anti-casta non sono più i 5 Stelle, ma in genere lo sono rimasti (quasi) tutti gli italiani. L’autonomia differenziata rischia di essere anticostituzionale. Per non parlare delle proteste anti-israele e dei movimenti antisemiti e antisionisti. Ovviamente, non mancano gli anti-palestinesi. All’ucraina verranno forniti dalla Nato nuovi sistemi di difesa antiaerea. A volte l’anti- prevede il trattino; altre volte no, quando il prefisso è del tutto assimilato al vocabolo originario ( tipo antibiotico). Fatto sta che viviamo in un mondo anti-, in cui impazzano i dispositivi anti-hackeraggio, le operazioni antiriciclaggio, gli allarmi anti-taccheggio (ne sa qualcosa Fassino), i cani anti-droga, i sistemi anti-rumore, i vaccini anti-covid o antimeningococco, però non mancano i gruppi anti-vaccino. E si potrebbe continuare. Non sappiamo concepire la vita se non contro. Se fossimo più positivi, meno antipatici e più empatici, il prefisso più diffuso sarebbe filo(o pro-). L’unico anti- che legittimamente aspirava a unirci era quello dell’antifascismo (non a caso senza trattino). E invece non si erano mai visti, come nell’approssimarsi del 25 aprile 2024, tanti anti-antifascisti. L’ipocrisia del doppio prefisso.