Costi e garanzie, cosa cambia con il «diritto alla riparazione»
Dalle lavatrici ai computer, via libera del Parlamento Ue alla direttiva
Manca ancora, formalmente, il passaggio al Consiglio europeo ma il diritto alla riparazione ha superato lo scoglio più importante ed è pronto a diventare realtà. Il Parlamento europeo ha approvato con 584 voti a favore, 3 contrari e 14 astensioni la direttiva che impone di rendere più economico e semplice aggiustare i beni di consumo piuttosto che comprarne di nuovi.
1 A quali beni si applica il diritto alla riparazione?
Si applica a «qualsiasi bene mobile materiale» ovvero agli oggetti della nostra quotidianità, primi tra tutti elettrodomestici e dispositivi elettronici come smartphone, computer, lavatrici o televisori.
2 Perché l’ue ha introdotto il diritto alla riparazione?
Il diritto alla riparazione rientra nella più ampia strategie del Green Deal, il pacchetto di iniziative con cui l’ue vuole rendere la nostra società ed economia più sostenibile. Secondo i dati della Commissione, si spendono circa 12 miliardi di euro ogni anno per sostituire prodotti e dispositivi senza tentare di ripararli. Sul fronte ambientale, lo smaltimento prematuro di questi beni produce 261 milioni di tonnellate di emissioni equivalenti di CO2, consuma 30 milioni di tonnellate di risorse e genera 35 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno. Il diritto alla riparazione ha l’obiettivo di abbattere tutti questi parametri.
3 Cosa prevede la direttiva?
I produttori dovranno fornire in modo chiaro tutte le informazioni per poter aggiustare i loro prodotti in caso di guasto e dare assistenza a un «costo ragionevole». Devono anche spiegare quali sono i pezzi di ricambio che servono e rendere i pezzi stessi disponibili anche ai centri di assistenza di terze parti. Questo significa anche ampliare l’offerta di centri a cui i cittadini possano rivolgersi per ottenere le riparazioni. C’è di più: se il consumatore sceglie di riparare anziché sostituire, avrà diritto a un anno in più di garanzia.
4 Che cosa si intende per «costo ragionevole»?
Non è specificato, è infatti è questo il punto più dubbio della direttiva. In generale, il costo della riparazione deve essere più conveniente di quello di un nuovo acquisto. Si parla di «costi ragionevoli» per le riparazioni e per i pezzi di ricambio, su cui deve cadere il divieto di poter usare solo pezzi originali aprendo a componenti di seconda mano oppure stampati in 3D. Viene evidenziata l’importanza del mercato dei prodotti ricondizionati.
5 Quando entra in vigore la nuova normativa?
Dopo il voto del Consiglio Ue, gli Stati membri avranno 24 mesi di tempo per recepire la direttiva europea. E tra i loro compiti c’è anche la creazione, sulla base di una piattaforma comune, di siti locali che potremo consultare per trovare la soluzione più conveniente per le riparazioni.