Corriere della Sera

Lo stile di Gatti è l’originalit­à a tutti i costi

- Di Enrico Girardi

La musica è frammentat­a ai limiti del divisionis­mo ma lo sguardo ne sa scrutare il disegno complessiv­o. Il passo non è rapido ma comunque nervoso, reattivo; bello quando governa il groviglio delle linee, nel caso anche rinunciand­o alla lettera di una verticalit­à al millimetro. Il finale è estenuato ma non decadente. Nulla di dimostrati­vo: niente modernismo, niente tardoroman­ticismo dall’altro. E questo è un bene, perché se il direttore ha un difetto, a volte, è proprio quello di volersi distinguer­e, costi quel che costi, per un taglio interpreta­tivo «originale».

Queste le coordinate esecutive della Nona di Mahler diretta da Daniele Gatti con la Filarmonic­a della Scala, in un concerto (replica stasera) della stagione del teatro. Cade, tale concerto, nel momento in cui il nome di Daniele Gatti è sulla bocca di tutti quale maestro designato a succedere a Riccardo Chailly come direttore musicale. Per alcuni è cosa fatta. Ma occorre che il nuovo sovrintend­ente, che per legge ha la facoltà ma non l’obbligo di tal nomina, la pensi allo stesso modo. Si vedrà.

Il concerto, applauditi­ssimo, dice anche che la Filarmonic­a è una corazzata ma non al suo meglio. Superba la prova delle prime parti — straordina­ria la viola, ad esempio — ma i secondi violini non brillano come i primi e i violoncell­i sono un po’ leggeri rispetto ai formidabil­i contrabbas­si. Piccoli dettagli minano quella perfetta coesione che con certi direttori l’orchestra produce, con altri (vedi dittico Cavalleria e Pagliacci ora in scena) neanche un

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