Storia di un’ossessione in un thriller esistenziale
Il professor Vella, professore di liceo amato dai suoi allievi, nutre un amore tossico nei confronti di sé stesso, è quasi un carnefice dei suoi istinti. Ha una intensa relazione con una studentessa che farà carriera (Federica Rosellini, una rivelazione espressiva per il cinema), cui confida un segreto inconfessabile che minerebbe la sua carriera.
Intanto la sua vita borghese si consolida, prende moglie e figlia (perfette Puccini e Fogliati) ha una terza donna, la sua editrice, che gli fa le fusa (Isabella Ferrari al top degli sguardi). Come il Seduttore di Fabbri potrebbe muovere le sue pedine barando, invece affoga nella paura il meschino eroe del terzo romanzo di Starnone che Luchetti porta al cinema raccontando con le regole del thriller esistenziale la storia di un’ossessione che si scompagina un poco solo alla fine. Grazie alla strepitosa prova di Elio Germano, di inesorabile doppiezza, il prof. è un mediocre narcisista che non si assolve e teme proprio quella voce del verbo amare che vuol illustrare ai ragazzi.
Coccolato e strapazzato dalla musica di Thom Yorke, il film di Luchetti è un racconto morale attuale e antico, un incubo verticale chiaro nel dipingere un mistero kafkiano e raccontare la dedizione al finto benessere morale. L’autore gioca coi ruoli familiari, entra nella stanza dei fantasmi lasciandoci il piacere di decifrare indizi caratteriali, buche sociali, grossolanità del potere. E insegna il pericolo della confessione atea, che non prevede penitenze né preghiere.