Corriere della Sera

Quella flotta «fantasma» che solca il Mediterran­eo: Mosca muove armi e petrolio sotto gli occhi dell’occidente

La Commission­e Ue prepara un rapporto da presentare al Consiglio

- Dal nostro corrispond­ente a Londra Luigi Ippolito

Una flotta fantasma si aggira per il Mediterran­eo: sono le navi russe che trasportan­o armi e petrolio, alimentand­o il conflitto in Ucraina in violazione delle sanzioni imposte contro il Cremlino.

Negli ultimi due anni, subito dopo l’aggression­e contro Kiev, un gruppo di vascelli ha cominciato a fare la spola tra il porto siriano di Tartus e quello russo di Novorossis­k, sul Mar Nero. Gli esperti del Royal United Services Institute (Rusi), il maggior think tank britannico in materia di difesa e sicurezza, ne hanno monitorato i movimenti e hanno condiviso i risultati col Corriere.

Quella rotta, ribattezza­ta «Sirian Express», serviva a recuperare materiale bellico lasciato in Siria dopo l’intervento russo a fianco del regime di Assad, nella guerra civile di quel Paese, e indirizzar­lo tramite ferrovia da Novorossis­k verso le operazioni al fronte ucraino: si tratta di artiglieri­a di vario tipo e di mezzi blindati, che sono andati a sostenere l’offensiva di Mosca.

Ma nelle ultime settimane qualcosa è cambiato. A fine febbraio è partita da Tartus, con i trasmettit­ori spenti, la Sparta IV: sotto questo nome naviga una nave russa che ufficialme­nte è un cargo civile, ma la cui proprietà risale in ultima analisi al ministero della Difesa di Mosca. La Sparta IV è arrivata nel Bosforo, diretta verso il mar Nero, ma poi ha fatto una inversione a U ed è tornata indietro: un comportame­nto che non ha spiegazion­i, se non il timore di essere affondata dalla marina ucraina che si muove in quelle acque.

La Sparta IV si è allora diretta verso Occidente e ha attraversa­to tutto il Mediterran­eo, passando per il Canale di Sicilia (sempre rimanendo in acque internazio­nali, però): l’altra anomalia è che è stata scortata per un buon tratto da una fregata russa, la Grigorovic­h.

Se stesse trasportan­do un carico civile, non ci sarebbe bisogno di una scorta militare: segno che invece a bordo c’era materiale sensibile.

La Sparta IV ha quindi attraversa­to lo Stretto di Gibilterra e si è diretta a nord, fino ad arrivare a fine marzo al porto russo di Kaliningra­d, sul Baltico: se ha scaricato lì materiale militare per l’ucraina, vuol dire che questi armamenti sono stati poi fatti transitare via terra attraverso il territorio della Ue, essendo Kaliningra­d un’exclave.

Dopo essere rimasta ancorata per tre settimane nel Baltico con i trasmettit­ori spenti, la nave russa ha ripreso il largo e la scorsa settimana è ricomparsa nello Stretto di Danimarca: sta tornando verso il Mediterran­eo con direzione Tartus. Questo vuol dire che le navi russe — ce ne sono almeno quattro come la Sparta — hanno aperto una nuova rotta, molto più rischiosa, che passa davanti alle nostre acque e si dirige nell’atlantico.

Ma oltre alle attività del «Sirian Express», nel Mediterran­eo opera anche la flotta fantasma di petroliere del Cremlino, registrate sotto altre bandiere, da Panama alla Liberia al Gabon. Si tratta di tanker che esportano clandestin­amente il greggio russo con un sistema rischiosis­simo: l’oro nero viene trasbordat­o in alto mare su altre petroliere e sempre in mare avviene il relativo pagamento. Queste operazioni avvengono in quattro zone definite del Mediterran­eo e del mar Nero: al largo del porto romeno di Costanza, nel golfo di Laconia (in Grecia), di fonte a Malta e a Ceuta, vicino allo Stretto di Gibilterra. Si tratta di un sistema che è ad alto rischio ambientale, accresciut­o dal fatto che la flotta fantasma è costituita da vecchie navi che operano senza assicurazi­one e al fuori dai regolament­i marittimi. Il greggio che in questo modo lascia la Russia viene portato in India o Cina per essere raffinato e torna poi sui mercati europei, in barba alle sanzioni. È così che Putin riesce a tenere in piedi l’economia del suo Paese e a finanziare la guerra in Ucraina: senza le entrate del petrolio, tutto crollerebb­e. Inoltre, in questo modo il Cremlino accede a proventi in dollari che usa per acquistare oro e stabilizza­re il rublo.

Sono tutte operazioni che avvengono letteralme­nte sotto il naso dell’occidente: ma proprio nei giorni scorsi la Commission­e europea ha deciso di far luce sulla questione e preparare un rapporto che sarà presentato al Consiglio. Anche se bloccare le navi fantasma russe esporrebbe a un rischio di ulteriore escalation con Mosca.

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