Giappone a Milano, un amore tessile
Lo sbarco dei brand secolari Majotae e Hosoo. Pronti a contaminarsi con la creatività occidentale
Come d’incanto, nel centro di Milano, lo spaccato di un’antica bottega tessile giapponese. Questa la sensazione, varcata la soglia dello spazio di via Correnti occupato fino a poco tempo fa da una merceria e riallestito per la Design Week: parquet sconnesso, pareti in assito, scaffali di legno grezzo che ospitano, ben ripiegati, tessuti e bobine di filo. Adiacente, dietro una vecchia porta a vetri, una donna al telaio. Ritratto di Giappone artigianale antico che vuole calarsi nel presente. Questa è solo una delle proposte tessili che raccontano al pubblico del design un legame, cercato e ora trovato, tra Giappone e Occidente. Uno scambio di culture unito al desiderio, dove possibile, di fonderle mantenendo salda la propria identità ma aprendosi alla contaminazione.
Majotae, con la sua doppia mostra (la ricostruzione dell’antica bottega, e lo spazio, sempre alle 5 Vie, allestito con i tessuti attuali e la nuova linea di biancheria da letto), ci racconta la canapa. Una materia antichissima, come indica l’esposizione dei pezzi personali di Shinichiro Yoshida, consigliere esecutivo di Majotae, collezionista e tra i più importanti esperti di tessuti giapponesi in canapa. «In Giappone la canapa fu introdotta oltre 10 mila anni fa, con una varietà di usi. Dalla corda per allontanare gli spiriti maligni ai filati per la manifattura dei perizomi usati dai lottatori di Sumo», racconta di questa materia dalle virtù antisettiche e termoregolatrici, ma non solo. «Per la sua trama fine e le proprietà antibatteriche era ideale per gli indumenti intimi. Un tessuto di canapa era anche usato come strato antifreddo dai cacciatori del Giappone settentrionale. Ma si usava, per la sua morbidezza, anche per gli abiti dei sacerdoti shintoisti e, cucito sui kimono, come portafortuna».
Nella ricostruzione dell’antica bottega, ci sono teli grezzi e altri colorati: «Hanno tutti circa 300 anni. Quelli naturali erano per i contadini, i colorati invece per gli abiti dei samurai e i kimono». Un telaio speciale, quello storico: realizza tessuti alti solo circa 30 centimetri. Un lavoro meticoloso che dà origine a non più di un metro al giorno. Per le produzioni attuali, il primo passo è stato quindi tradurre la lavorazione su altezze di 120-150 centimetri. Dalle peculiarità termoregolatrice e antibatterica, è nata poi l’idea della linea di biancheria Majotae 9490. Nei colori pastello, evocativi di quelli della tradizione ricavati dalle piante e dai fiori.
Hosoo, già arrivato a Milano con il proprio showroom a Brera, ha fatto un ulteriore passo. Da un’identità di marchio fondato nel XVII secolo per la produzione di tessuti Nishijin— finissime stoffe colorate per i kimono e gli obi — oggi ha creato una linea legata ai designer: «Una è Faye Toogood. Ma anche David Lynch ci ha chiesto un tessuto per un’installazione», racconta Matasaka Hosoo, figlio del fondatore, vissuto a lungo a Milano dove ha affinato il gusto per il design. L’ultima avventura è ora con Michele De Lucchi: «È appassionato della cultura giapponese. Da tempo volevamo sviluppare un progetto assieme e l’apertura dello showroom è stata l’occasione». L’amore di De Lucchi per il legno unita alla sensibilità di Hosoo hanno fatto il resto, ed ecco la linea The Mind Landscape: «L’idea è nata osservando il legno al microscopio, che ci ha mostrato linee, puntini, geometrie inaspettate. E una ripetitività ideale per un jacquard». Poi, incrociando i motivi e le riprese satellitari di foreste, è nata una gamma di colori sfumati evocativi della natura. A memento di quelli ricavati da fiori e piante, parte della storia di Hosoo.
C’é spazio per unire ulteriormente le culture tessili italiana e giapponese? Emanuele Castellini, ceo di C&C Milano, ne è convinto: «Abbiamo viaggiato per settimane nel distretto di Tango, specializzato nelle lavorazioni destinate ai kimono. Individuando quali potrebbero essere adatte nell’arredamento», racconta del progetto in corso con il dipartimento di design del Politecnico di Milano e la divisione Tessuti della prefettura di Kyoto. I risultati, nel 2025, alla prossima Design Week.
Le suggestioni
Gli antichi telai per la canapa e le stoffe per i kimono che affascinano Lynch e De Lucchi