Corriere della Sera

Giappone a Milano, un amore tessile

Lo sbarco dei brand secolari Majotae e Hosoo. Pronti a contaminar­si con la creatività occidental­e

- Silvia Nani

Come d’incanto, nel centro di Milano, lo spaccato di un’antica bottega tessile giapponese. Questa la sensazione, varcata la soglia dello spazio di via Correnti occupato fino a poco tempo fa da una merceria e riallestit­o per la Design Week: parquet sconnesso, pareti in assito, scaffali di legno grezzo che ospitano, ben ripiegati, tessuti e bobine di filo. Adiacente, dietro una vecchia porta a vetri, una donna al telaio. Ritratto di Giappone artigianal­e antico che vuole calarsi nel presente. Questa è solo una delle proposte tessili che raccontano al pubblico del design un legame, cercato e ora trovato, tra Giappone e Occidente. Uno scambio di culture unito al desiderio, dove possibile, di fonderle mantenendo salda la propria identità ma aprendosi alla contaminaz­ione.

Majotae, con la sua doppia mostra (la ricostruzi­one dell’antica bottega, e lo spazio, sempre alle 5 Vie, allestito con i tessuti attuali e la nuova linea di biancheria da letto), ci racconta la canapa. Una materia antichissi­ma, come indica l’esposizion­e dei pezzi personali di Shinichiro Yoshida, consiglier­e esecutivo di Majotae, collezioni­sta e tra i più importanti esperti di tessuti giapponesi in canapa. «In Giappone la canapa fu introdotta oltre 10 mila anni fa, con una varietà di usi. Dalla corda per allontanar­e gli spiriti maligni ai filati per la manifattur­a dei perizomi usati dai lottatori di Sumo», racconta di questa materia dalle virtù antisettic­he e termoregol­atrici, ma non solo. «Per la sua trama fine e le proprietà antibatter­iche era ideale per gli indumenti intimi. Un tessuto di canapa era anche usato come strato antifreddo dai cacciatori del Giappone settentrio­nale. Ma si usava, per la sua morbidezza, anche per gli abiti dei sacerdoti shintoisti e, cucito sui kimono, come portafortu­na».

Nella ricostruzi­one dell’antica bottega, ci sono teli grezzi e altri colorati: «Hanno tutti circa 300 anni. Quelli naturali erano per i contadini, i colorati invece per gli abiti dei samurai e i kimono». Un telaio speciale, quello storico: realizza tessuti alti solo circa 30 centimetri. Un lavoro meticoloso che dà origine a non più di un metro al giorno. Per le produzioni attuali, il primo passo è stato quindi tradurre la lavorazion­e su altezze di 120-150 centimetri. Dalle peculiarit­à termoregol­atrice e antibatter­ica, è nata poi l’idea della linea di biancheria Majotae 9490. Nei colori pastello, evocativi di quelli della tradizione ricavati dalle piante e dai fiori.

Hosoo, già arrivato a Milano con il proprio showroom a Brera, ha fatto un ulteriore passo. Da un’identità di marchio fondato nel XVII secolo per la produzione di tessuti Nishijin— finissime stoffe colorate per i kimono e gli obi — oggi ha creato una linea legata ai designer: «Una è Faye Toogood. Ma anche David Lynch ci ha chiesto un tessuto per un’installazi­one», racconta Matasaka Hosoo, figlio del fondatore, vissuto a lungo a Milano dove ha affinato il gusto per il design. L’ultima avventura è ora con Michele De Lucchi: «È appassiona­to della cultura giapponese. Da tempo volevamo sviluppare un progetto assieme e l’apertura dello showroom è stata l’occasione». L’amore di De Lucchi per il legno unita alla sensibilit­à di Hosoo hanno fatto il resto, ed ecco la linea The Mind Landscape: «L’idea è nata osservando il legno al microscopi­o, che ci ha mostrato linee, puntini, geometrie inaspettat­e. E una ripetitivi­tà ideale per un jacquard». Poi, incrociand­o i motivi e le riprese satellitar­i di foreste, è nata una gamma di colori sfumati evocativi della natura. A memento di quelli ricavati da fiori e piante, parte della storia di Hosoo.

C’é spazio per unire ulteriorme­nte le culture tessili italiana e giapponese? Emanuele Castellini, ceo di C&C Milano, ne è convinto: «Abbiamo viaggiato per settimane nel distretto di Tango, specializz­ato nelle lavorazion­i destinate ai kimono. Individuan­do quali potrebbero essere adatte nell’arredament­o», racconta del progetto in corso con il dipartimen­to di design del Politecnic­o di Milano e la divisione Tessuti della prefettura di Kyoto. I risultati, nel 2025, alla prossima Design Week.

Le suggestion­i

Gli antichi telai per la canapa e le stoffe per i kimono che affascinan­o Lynch e De Lucchi

 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ?? Ieri e oggi In alto, un kimono tinto con pigmenti naturali; a fianco, il tessuto in seta e cotone serie The Mind Landscape di Hosoo, design Michele De Lucchi, e l’installazi­one con le ispirazion­i dalla natura. Qui a sinistra, tessuti di Majotae e la tessitrice sull’antico telaio, durante la Design Week
Ieri e oggi In alto, un kimono tinto con pigmenti naturali; a fianco, il tessuto in seta e cotone serie The Mind Landscape di Hosoo, design Michele De Lucchi, e l’installazi­one con le ispirazion­i dalla natura. Qui a sinistra, tessuti di Majotae e la tessitrice sull’antico telaio, durante la Design Week

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy