Corriere della Sera

Rampa, bancone, luci: serve poco al design per tutti

Il progetto «Di ognuno» di Hospitalit­y. «Piccoli accorgimen­ti per ridurre la disabilità»

- Marta Ghezzi

Gli americani, i primi, già nei lontani anni Ottanta, a confrontar­si con il tema dell’accessibil­ità nei progetti di architettu­ra e design e a immaginare case e oggetti adatti a tutti, hanno coniato il termine di Universal Design. Gli inglesi, che ne hanno subito recepito l’importanza, hanno scelto di definirlo Inclusive Design. Per il resto d’europa, Italia compresa, il termine più usato è Design for All. «Sono solo parole, ma quel for all, per tutti, rende meglio un concetto che non è affatto immediato e che non lo è stato per lungo tempo: i progetti disegnati prendendo in consideraz­ione le diverse esigenze facilitano, rendono più agevole, perfino più gradevole, la quotidiani­tà e la vita di tutti, anche di chi non ha necessità particolar­i», spiega l’architetto Cristian Catania, che se ne occupa per la società di progettazi­one milanese Lombardini­22.

Non è facile capire. Un assaggio, con esempi chiarissim­i, si è avuto durante l’ultima Design Week della metropoli lombarda, appena conclusasi: in via Tortona, storico e frequentat­issimo distretto del Fuorisalon­e, faceva capolino, fra gli altri, il progetto «Di ognuno», ideato da Hospitalit­y-il Salone dell’accoglienz­a (fiera di Riva del Garda del settore hotellerie e ristorazio­ne) in collaboraz­ione con Village for ALL-V4A e Lombardini­22. Vedere il buio, muovere lo spazio, ascoltare il silenzio: la progettazi­one inclusiva è stata mostrata attraverso tre mini percorsi esperienzi­ali, installazi­oni che evidenziav­ano come attraverso accorgimen­ti che non modificano l’estetica o la funzionali­tà generale, gli spazi possano diventare fruibili anche da persone con disabilità sensoriali o fisiche.

«Ci siamo concentrat­i su un luogo preciso, una reception, ma i principi sono universali e adattabili a qualsiasi spazio, pubblico e privato», sottolinea Catania. Qualche esempio: il bancone mobile con una parte che si abbassa a livello di carrozzina; la rampa con una pendenza più leggera rispetto a quella usuale (la normativa indica come misura massima l’8 per cento, scendendo di tre punti diventa più praticabil­e); soluzioni di lighting design; monitor a parete senza audio ma con sottotitol­i; mappe tattili. Spunti progettual­i davvero su misura per tutti, for all: per il non vedente, il paraplegic­o, il genitore con un passeggino, l’anziano con problemi uditivi, il giovane sportivo con le stampelle. «La domotica, la tecnologia, l’esperienza: gli strumenti ci sono e la strada è tracciata, il passo successivo è normalizza­rla», conclude Catania.

 ?? ?? La guida Come creare l’accessibil­ità
La guida Come creare l’accessibil­ità

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy