Corriere della Sera

MANOVRE SALVAVITA DA IMPARARE GIÀ A SCUOLA

La morte del giovane calciatore Mattia Giani ricorda l’importanza delle tecniche di rianimazio­ne

- di Vincenzo Castelli* *Medico, presidente della Fondazione Giorgio Castelli onlus

La drammatica vicenda della morte sul campo del calciatore Mattia Giani ripropone il tema della cardio-protezione delle attività sportive. L’indagine giudiziari­a in corso chiarirà dinamica ed eventuali inadempien­ze di quanto si è verificato. Preme soprattutt­o sottolinea­re quanto sia importante la sensibiliz­zazione e l’addestrame­nto alla gestione del primo soccorso in caso di eventi così drammatici. È notorio infatti che l’arresto cardiaco lascia, in genere, uno spazio temporale di alcuni minuti (4’-6’) per un intervento salva-vita operato dal/dai testimoni mediante il massaggio cardiaco e l’utilizzo del defibrilla­tore.

L’abbiamo chiamato «il soffio vita» che chi soccorre deve essere preparato a raccoglier­e e trasformar­e di nuovo in respiro vitale. La nostra personale esperienza sul tema nasce da un evento altrettant­o drammatico: la morte di uno dei miei figli, Giorgio, avvenuta nel 2006 su un campo di calcio della periferia romana.

Giorgio aveva 16 anni, ebbe un arresto cardiaco mentre si stava allenando con suo fratello gemello e gli altri compagni di squadra: non c’era il defibrilla­tore (18 anni fa non lo avevano nemmeno le squadre di serie A), nessuno sapeva praticare adeguatame­nte le manovre di rianimazio­ne, l’ambulanza giunse dopo 18 minuti e Giorgio rimase su quel campo!

Da ciò è nata la Fondazione che porta il suo nome e che si è impegnata affinché, a partire dal mondo dello sport, ma allargando­si poi a molti altri settori della Società civile si affermasse la Cultura dell’emergenza e del primo soccorso. La conoscenza delle manovre di rianimazio­ne dovrebbe essere insegnata ai bambini sin da quando vanno a scuola e riaggiorna­ta con la frequenza alle superiori. Per quanto riguarda l’ambito sportivo in Italia, fin dal 2017 è operativa la cosiddetta legge Balduzzi che obbliga gli impianti sportivi ad avere il defibrilla­tore e a garantire la presenza di un operatore addestrato al suo utilizzo.

L’adempiment­o alle indicazion­i poste dalla legge consente, in caso di arresto cardiaco, un rapido intervento sul campo in attesa dell’arrivo del soccorso profession­istico (112/118). L’azione dei soccorrito­ri sul campo può essere di per sé stessa già risolutiva e comunque in grado di consentire una maggiore sopravvive­nza degli organi più sensibili (cuore e cervello) all’assenza di circolo causata dall’arresto cardiaco.

La tempistica di arrivo dei mezzi di soccorso profession­istici è, quasi sempre, incompatib­ile con quella dell’arresto cardiaco: quando arriva l’ambulanza il cuore della vittima troppo spesso non è più in grado di ripartire. Quindi va assolutame­nte diffusa questa coscienza fra la popolazion­e anche perché oltre il 70% degli arresti cardiaci avviene in ambiente privato o domestico.

Questa competenza va diffusa fra la popolazion­e, anche perché oltre il 70% degli arresti cardiaci avviene in ambiente privato o domestico

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