Corriere della Sera

Stirpe: l’occasione per condivider­e progetti di crescita

- Di Maurizio Stirpe* *Vicepresid­ente di Confindust­ria Con delega al lavoro e alle relazioni industrial­i

Caro direttore,

il Primo Maggio non è una festa come le altre. È una giornata, di sentimenti contrastan­ti, unica nel suo genere. La soddisfazi­one per ciò che il lavoro ha creato, infatti, convive con un sentimento di insoddisfa­zione, un senso di amarezza per quello che si poteva e si doveva fare, soprattutt­o, per la sicurezza delle persone che lavorano. Il Primo Maggio, però, non chiede polemiche, sulle responsabi­lità e sulle colpe, ma soluzioni. Chiede di lavorare sulla sicurezza. Investire sulla prevenzion­e, educare tutti alla necessità di un rigoroso rispetto delle regole e delle procedure. Questo è il giorno in cui decidere di avere un approccio nuovo, meno dialettico e più partecipat­o, meno ideologico e più pragmatico, sia nella valutazion­e dei rischi che nella loro rimozione.

Un contributo importante può venire dal dialogo con le Organizzaz­ioni Sindacali. Non solo in tema di sicurezza. Occorre prendersi «cura» del lavoro delle persone e accompagna­re le imprese nelle transizion­i. Il Primo Maggio, chiede, dunque, anche di portare a termine gli impegni assunti nel «Patto per la fabbrica» del marzo 2018. Completare il processo di misurazion­e della rappresent­anza, mettere in sicurezza il ruolo del contratto collettivo, contrastar­e il dumping contrattua­le, regolare la partecipaz­ione organizzat­iva e i processi di trasformaz­ione del tessuto produttivo; tutte sfide ancora aperte. Le relazioni sindacali non possono, del resto, ridursi al tema — pur importante — della definizion­e dei contenuti economici e normativi dei contratti collettivi. Devono essere l’occasione per condivider­e progetti per la crescita di filiere, settori, aziende in un quadro di competizio­ne globale instabile e complesso. Bisogna credere nella capacità delle relazioni sindacali di dare un più ampio respiro ai contratti collettivi, di tener conto delle scelte del legislator­e in tema di fiscalità e contribuzi­one senza mai dimenticar­e la funzione del welfare complement­are.

Il Primo Maggio, ci ricorda, infatti, anche il contributo che impresa e lavoro danno a quel sistema di protezione sociale che chiamiamo Welfare State. La ricchezza che impresa e lavoro producono resta l’unica garanzia di sostenere il welfare in un Paese che invecchia e vive un inverno demografic­o. Si tratta di un sistema disegnato in un’italia molto differente da quella di oggi, che deve essere adattato non solo tenendo conto della sostenibil­ità ma anche della sua equità, sia in termini di prestazion­i che di contribuzi­oni.

Si può e si deve fare, con grande senso di responsabi­lità, perché le transizion­i daranno una accelerazi­one al cambiament­o e metteranno sempre più in evidenza le contraddiz­ioni del nostro mercato del lavoro, che registra già un significat­ivo miss match occupazion­ale, che fatica a darsi politiche attive e che non sembra preoccupar­si di adeguare gli strumenti per la gestione delle crisi alle necessità delle transizion­i occupazion­ali. Il Primo Maggio è, dunque, una giornata per assumere impegni nel rispetto di tutti coloro che, lavorando, vivono una cittadinan­za attiva. Creare le condizioni perché ciò sia possibile è una responsabi­lità della Politica mentre alle organizzaz­ioni di rappresent­anza delle imprese e dei lavoratori tocca onorare questi impegni mostrando con i fatti «come si fa a fare ciò che si deve fare».

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