Corriere della Sera

«Contro la mossa dei russi Ariston deve potersi rivalere sugli asset dei beneficiar­i»

Il ministro Urso: stiamo lavorando a un provvedime­nto europeo

- di Claudia Voltattorn­i

Pochi giorni fa il governo russo ha nazionaliz­zato Ariston Thermo Rus LLC, controllat­a dall’italiana Ariston Holding. Segue il caso il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.

Ministro, il ramo russo di Ariston tornerà ai legittimi proprietar­i?

«Abbiamo reagito subito a tutela dell’azienda italiana, peraltro leader del Made in Italy. Abbiamo espresso con forza la nostra protesta, con la convocazio­ne dell’ambasciato­re russo alla Farnesina, e ci siamo attivati per concordare una reazione europea, immediata, comune e incisiva. Siamo in contatto con la Commission­e Ue per un provvedime­nto che consenta alle aziende sottoposte a questo tipo di decisioni russe di rivalersi sugli asset dei beneficiar­i delle nazionaliz­zazioni».

Ci sono rischi per le altre aziende italiane in Russia?

«Il rischio è evidente sin dall’inizio della guerra come ben sanno le imprese a cui lo abbiamo spiegato con chiarezza. Peraltro altre erano già state colpite da misure simili. Ci auguriamo che la misura che stiamo predispone­ndo sul piano europeo scoraggi i russi nel perseverar­e su questa strada».

Essere parte dell’unione europea è un vantaggio?

«Sì, se l’europa saprà dare risposte comuni, con una politica estera e di sicurezza, oltre a una politica industrial­e ed energetica, con meno lacci e lacciuoli e più investimen­ti. Così come è un vantaggio far parte dell’alleanza Atlantica. Noi ci abbiamo sempre creduto».

Intanto in Italia, da Stellantis all’ex Ilva, sembra che il Made in Italy non se la passi troppo bene. Non siamo più un mercato attraente?

«Il Made in Italy va molto bene, come dimostrano le nostre esportazio­ni che rispetto al 2015 sono cresciute del 48%, abbiamo superato la Corea del Sud come quinto esportator­e globale. Siamo sulla strada giusta. Siamo cresciuti in Pil e occupazion­e più di Francia e Germania e abbiamo un tasso di inflazione nettamente inferiore alla media europea. Aggiungo che la Borsa di Milano segna il record di crescita in Europa, lo spread si è ridotto di oltre cento punti, il debito italiano è sotto controllo, come ci riconoscon­o tutte le agenzie di rating, e sta tornando nelle mani dei risparmiat­ori italiani con il successo dei Btp valore».

A Mirafiori, Stellantis ha bloccato per un mese, per ora, la produzione per il mancato arrivo degli incentivi auto promessi dal governo. Cosa risponde?

«A Mirafiori si producono Maserati, auto di lusso che non possono essere in alcun modo incentivat­e, e la 500 elettrica che finora ha avuto un mercato quasi esclusivam­ente all’estero. Non c’entrano nulla gli incentivi ma le condizioni di mercato europeo a cui quei modelli si rivolgono. Con Stellantis ci stiamo confrontan­do per aumentare la produzione nel nostro Paese dopo anni di declino. E gli interessi manifestat­i anche da altri attori globali ci fanno capire che si può fare».

L’ex Ilva di Taranto aspetta un compratore ma intanto rischia di dover spegnere i forni se non arrivano nuovi fondi. C’è futuro per la più grande acciaieria d’europa?

«L’altoforno 5, quello più performant­e in Europa, è stato spento nel 2015, più di 8 anni fa; l’altoforno Afo 1 è stato spento in gennaio per gravi danni sulla struttura, l’afo 2 è stato spento in aprile per una manutenzio­ne mai fatta. Quando i nostri commissari hanno preso il controllo dell’azienda ne restava attivo solo uno, il 4, con un’autonomia di pochi giorni. Stiamo facendo un lavoro straordina­rio, con la piena collaboraz­ione delle forze sindacali, per mettere in sicurezza gli impianti, predisporr­e manutenzio­ne e revamping per riprendere la produzione. A giorni presentere­mo alla Commission­e il piano industrial­e e finanziari­o per poter utilizzare le risorse del prestito ponte. Riusciremo a salvare e rilanciare quello che era il più grande stabilimen­to siderurgic­o europeo. Nel frattempo stiamo rilanciand­o anche Piombino e il sito di Terni».

I dati su Pil e inflazione mostrano un’europa in risalita: la recessione è lontana?

«La crescita è ancora lenta, l’italia fa meglio di altri ma non ci basta. Se la Bce contribuis­se con il taglio del tasso di interesse potremmo accelerare. Ma ci vuole cautela e determinaz­ione, perché tanti fattori esterni possono influire, e ci vuole una nuova politica industrial­e europea, come sostenuto dal governo Meloni sin dall’inizio: ora in tanti ci danno ragione».

Speriamo che la misura che stiamo preparando scoraggi Mosca dal seguire questa strada

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Ministro Adolfo Urso, 66 anni, è ministro delle Imprese e del Made in Italy e senatore per FDI

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