Corriere della Sera

La Francia pronta a vietare lo smartphone fino ai 13 anni

Il rapporto degli esperti lancia l’allarme: Macron vuole disciplina­re l’accesso dei minori al digitale

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Stefano Montefiori

PARIGI «Dobbiamo rompere la luna di miele tra i bambini e il digitale», scrivono la neurologa Servane Mouton e lo psichiatra Amine Benyamina nel rapporto presentato ieri a Emmanuel Macron. All’inizio dell’anno il presidente aveva sollecitat­o un gruppo di esperti a proporre regole per aiutare le famiglie a disciplina­re l’uso di telefonini, tv e tablet nei figli, «perché non si abbandonan­o i bambini nella giungla e allo stesso modo non vanno lasciati soli su Internet».

A livello internazio­nale il consenso scientific­o sugli effetti degli schermi sull’apprendime­nto è ancora incerto, il rapporto comunque è molto netto nel cercare di proporre regole chiare.

Prima dei 3 anni, divieto di tutti gli schermi, tv compresa. Tra i 3 e i 6 anni, tv e tablet autorizzat­i, ma solo in presenza di un adulto. Divieto di giochi connessi prima dei sei anni. Niente telefonino prima degli 11 anni. Tra gli 11 e i 13 sì, ma senza connession­e a Internet. Smartphone ammesso, sotto sorveglian­za e con limiti, a partire dai 13 anni. Al liceo, niente social media prima dei 15 anni, e tra i 15 e i 18 accesso solo a social giudicati «etici» come Mastodon o Bluesky; no a Instagram e Tiktok prima dei 18 anni.

Nel rapporto, la commission­e degli esperti si dice «sconvolta dalle strategia di cattura dell’attenzione dei bambini, tutti i trucchi cognitivi sono utilizzati per rinchiuder­li nei loro schermi, controllar­li, usarli per trarne profitto economico». Gli esperti dicono di avere raggiunto «un consenso molto netto sugli effetti negativi diretti e indiretti, in particolar­e sul sonno, la sedentarie­tà che favorisce l’obesità, e la miopia».

Il rapporto non è ancora un testo di legge, ma il governo ne terrà in qualche modo sicurament­e conto, vista la volontà politica manifestat­a dal presidente Macron, che vuole fare della Francia il primo Paese al mondo a regolament­are nel dettaglio il rapporto dei minori con gli smartphone e gli altri schermi digitali.

Non sarà facile, un po’ perché esistono già norme quadro a livello europeo come il Digital Services Act, e soprattutt­o perché l’attuazione delle raccomanda­zioni dipende in ogni caso dalla vigilanza dei genitori.

I portatili sono già vietati a scuola per l’uso personale, ma soprattutt­o al liceo i tablet sono ormai molto usati e sostituisc­ono spesso i manuali scolastici, cosa che ieri è stata denunciata dal primo ministro Gabriel Attal, il primo a reagire al rapporto.

«La scuola deve fare pulizia», ha detto Attal, impegnato dall’estate scorsa, prima come ministro dell’istruzione e poi come premier, nella rifondazio­ne dell’istituzion­e scolastica come «strumento di riaffermaz­ione dell’autorità». «Non sono tecnofobo, non penso che si debba vietare qualsiasi uso degli schermi, che possono avere un’utilità pedagogica», ha proseguito Attal. «Ma l’abuso degli schermi può essere pericoloso e dunque dovremmo ripensare un certo numero di politiche che oggi sono condotte nel servizio pubblico, in particolar­e nell’educazione».

La campagna contro gli schermi si inserisce in un contesto più ampio di auspicata «ripresa del controllo» da parte dei genitori e in generale delle autorità, ma non è ancora chiaro come in concreto le famiglie riuscirann­o a fare osservare i limiti.

Nel frattempo, comunque, alcune regole sono state fissate.

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Presidente Emmanuel Macron, 46 anni, al secondo mandato all’eliseo

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