Corriere della Sera

«In classe c’è posto per tutti: questa è l’inclusione»

- Daniele Cassioli, campione paralimpic­o Daniele Cassioli, presidente onorario di Piramis onlus

Amio avviso, bisogna stare molto attenti a stabilire classi separate per i disabili perché tutti possiamo essere più bravi di altri a fare qualcosa. Spesso la differenza tra le persone dipende da cosa di loro si valorizza. In una gara di velocità vengono premiati i più svelti ma sarebbe assurdo pensare che quelli lenti vadano ghettizzat­i. Proprio le neuroscien­ze ci insegnano che abbiamo diverse intelligen­ze, e in un contesto come la scuola è utile valorizzar­le tutte. Ridurre tutto a una sola delle caratteris­tiche nasce da un pensiero limitante e, mi permetto di dire, limitato. Anche questo me l’ha insegnato lo sport. È come pensare che dalle piccole società di quartiere, se uno non ha la stoffa per andare alle Olimpiadi o in serie A, vada scartato. Sono dell’idea che l’inclusione non debba essere appiattirs­i né verso l’alto né verso il basso, ognuno può tranquilla­mente trovare posto nella stessa classe, nella stessa squadra o nello stesso mondo. Dobbiamo chiederci che futuro immaginiam­o per i nostri giovani: trasferire il messaggio che tutto vada ridotto alla performanc­e è molto pericoloso. E forse anche la politica, se fosse giudicata in base alle performanc­e, avrebbe molti più esami di coscienza da farsi. Piuttosto, dovrebbe contribuir­e a sviluppare sempre più la sensibilit­à dei cittadini verso certi temi. Alcuni già lo stanno facendo ma c’è ancora bisogno in questo Paese di fare parecchie ore di recupero. Siamo attratti da ciò che è simile ma impariamo da ciò che è diverso: e in classe c’è posto per tutti. Noi esemplari di disabili ci divertirem­mo molto di più se le classi non venissero organizzat­e in base alla sensibilit­à di certi genitori. È molto facile includere o escludere qualcuno, basta cambiare un parametro.

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