Essilux, i soci confermano Milleri: «In Borsa arriveremo a 100 miliardi»
Il manager scelto da Del Vecchio votato all’83%. Eredità, i figli: lavoriamo ai dettagli
Il presidente e ceo di Essilux Francesco Milleri guiderà la multinazionale fondata da Leonardo Del Vecchio nel prossimo triennio. Lo ha deciso l’assemblea a Parigi che ha rinnovato il cda confermando il ticket Milleri-paul du Saillant, il vice ceo che lo affianca. Presente l’83,23% del capitale, con gli azionisti chiave: da Delfin, la cassaforte della famiglia Del Vecchio (32,5%), ai dipendenti della Valuptec (4,3%). Poi, Giorgio Armani (2%) e lo Stato francese al 4%, stabile nel tempo.
Mercato e soci hanno sostenuto il manager scelto dal fondatore. Milleri - che ha ricevuto l’82,96% dei voti in sala - ha aperto a una modifica della governance che nell’urgenza della successione, dopo la morte del fondatore (che però così aveva stabilito) ha visto attribuire al manager anche la presidenza. Cosa che era stata letta in modo critico dal proxy advisor Iss. «Questo è il mandato della transizione — ha detto Milleri — spero che la governance evolva ma è già una delle migliori».
La novità, poi, è il rinnovo scaglionato del cda per garantire il ricambio ogni tre anni. Confermati oltre a Milleri (ampiamente approvata la sua remunerazione) e du Saillant Jean-luc Biamonti e Marie-christine Coisne-roquette con un mandato triennale. Mentre gli altri otto consiglieri saranno rinnovati per due anni: Romolo Bardin (ad Delfin), José Gonzalo (Stato francese), Virginie Mercier-pitre, (Valoptec), Mario Notari (nel board Delfin), Swati Piramal, Cristina Scocchia (ad Illy), Nathalie von Siemens e Andrea Zappia (Sky).
«Sei anni fa abbiamo messo insieme Essilor e Luxottica, due aziende leader a livello mondiale — ha detto Milleri — poi comprato Grandvision, chiuso più di cento acquisizioni e creato un campione integrato verticalmente che è anche una startup con opportunità tra med-tech, lusso e digitale». Nuove operazioni sono attese a breve.
Dopo la fusione con Essilux, sei anni fa, il gruppo capitalizzava 46 miliardi, oggi 90, «ma l’ obiettivo è di superare i 100 miliardi» ha affermato il ceo. L’utile netto è arrivato a 2,9 miliardi (+ 66%).
«In sei anni abbiamo redistribuito ai dipendenti, passati da 140 mila a 200 mila, 4 miliardi sotto forma di bonus, premi di risultato», ha aggiunto Milleri. Mentre i soci hanno visto il monte dividendi raddoppiare da 0,9 a 1,8 miliardi.
La crescita deve essere accompagnata dalla tecnologia. I Ray-ban Meta e gli occhiali con i dispositivi per l’udito, Nuance audio, sono il simbolo della traiettoria.
Sullo sfondo, si avvicina l’accordo sulla successione tra gli eredi Delfin. «Siamo fiduciosi, mancano solo i dettagli», hanno detto dopo l’assemblea Claudio e Leonardo Maria Del Vecchio, gli unici dei sei fratelli a Parigi. L’assemblea di Delfin, ipotizzata inizialmente l’11 maggio, dovrebbe slittare proprio per chiudere quell’accordo, anche sul dividendo, a quasi due anni dalla scomparsa di Del Vecchio. Poi, le partite finanziarie di Delfin. In primis Generali, per la cui assemblea Delfin non ha depositato le azioni. «La nostra posizione non è mai stata critica. Era un’assemblea dove non c’erano decisioni importanti, non volevamo creare problemi», ha detto Milleri. «Siamo azionisti di lungo termine, contenti delle performance. Abbiamo un processo in corso di regolarizzazione del superamento minimo ma questo non presuppone nessuna decisione su una crescita». Per effetto del buyback Delfin potrebbe infatti superare il 10%.
Poi c’è il 19,9% di Mediobanca. «Siamo azionisti estremamente soddisfatti». Stessa cosa in Unicredit (2,5%) dove Delfin ha raddoppiato il valore grazie «a uno dei migliori ceo banchieri (Andrea Orcel, ndr) credo al mondo». Le quote per ora rimangono tutte ferme ha detto Milleri. In Mediobanca “siamo già al massimo».