«Eravamo la band odiata da tanti e adesso ci amano: i nostri alti e bassi in un docu-film»
Dall’odio all’amore: si può riassumere così la parabola dei Nickelback, rock band canadese che torna in Italia il 2 giugno all’unipol Arena di Bologna. Hate to Love è anche il titolo del loro documentario, realizzato per raccontare alti e bassi di una formazione che macina palchi da metà degli anni 90. «Ci sono tante cose che la gente non sa e ci siamo resi conto che valeva la pena scavare nelle nostre vite», spiega Mike Kroeger, 51 anni, bassista e portavoce del gruppo guidato dal fratello Chad. Quel che si sa, dei Nickelback, oltre ai 50 milioni di dischi venduti e a successi come How You Remind Me e Photograph,è che ad un certo punto si sono ritrovati addosso l’etichetta di «gruppo più odiato al mondo». Un marchio non facile da accettare: «Non abbiamo mai pensato di mollare, però ci ha fatto soffrire ricevere critiche crudeli in cui si tentava solo di ferirci». Il dolore oggi è alle spalle: «È una cosa che abbiamo superato, ma ci siamo anche accorti che quell’odio è andato via, stiamo ricevendo più amore che mai e stiamo vendendo più biglietti per i concerti di quanto sia mai successo, non capiamo neanche perché». Nel 2023 sono anche stati ammessi alla Music Hall of Fame canadese: «Siamo cresciuti ad Hanna, in mezzo alla campagna. Lì ci sono murales con le copertine dei nostri dischi e c’era anche un cartello stradale che diceva “orgogliosa città dei Nickelback”, ma hanno dovuto toglierlo perché la gente si fermava a fare selfie ed era pericoloso». La loro carriera è lunga quasi 30 anni e intanto il rock ha trovato giovani adepti: «Si sta sviluppando una scena molto bella», osserva Kroeger. Tra loro i Måneskin? «Non li conosco, dovrò ascoltarli».