Corriere della Sera

«Impossibil­e negoziare con chi sa solo alzare la voce Il femminismo era altro»

La ministra: noi negli anni Settanta parlavamo di libera scelta

- Di Alessandra Arachi

ROMA Ministra Eugenia Roccella, cosa dice della contestazi­one che ha ricevuto ieri mattina agli Stati generali della Natalità?

«Sono per il diritto al dissenso, sempre. Credo però che garantire la libertà di parola sia un diritto non negoziabil­e».

Era impossibil­e parlare durante la contestazi­one?

«Sì. I ragazzi gridavano slogan a voce talmente alta. Hanno cominciato quando è iniziato il mio panel».

Li ha visti entrare?

«Ho visto quando erano già in sala e si sono alzati in piedi. Hanno tirato su dei cartelli, non sono riuscita a decifrarli bene. Non ero sola sul palco e non hanno gridato soltanto contro di me».

Chi altro c’era con lei sul palco?

«Il presidente del Forum Famiglie Adriano Bordignon. Ma soprattutt­o c’era una mamma incinta di otto mesi, doveva dare sempliceme­nte la sua testimonia­nza, le difficoltà che aveva vissuto».

Hanno contestato anche lei?

«È stata sommersa di fischi, l’ho trovato particolar­mente sgradevole. Una censura aggressiva totalmente immotivata».

Erano solo ragazze?

«No, ragazzi e ragazze. Erano una ventina, forse trenta, ragazzi delle scuole. Abbiamo provato ad invitarli al dialogo».

E loro?

«Nulla».

Non sono voluti salire sul palco?

«È salita soltanto una ragazza, ma si è limitata a leggere un comunicato e poi è andata via. Un comunicato dove si parlava anche di Gaza, che non c’entrava niente con il tema del convegno».

Ma nel comunicato si parlava soprattutt­o di aborto...

«Sì. Ma io da femminista ho sempre difeso la legge 194. Il punto è che noi femministe degli anni Settanta parlavamo della maternità come libera scelta».

E qual è la differenza con la visione delle femministe di oggi?

«Secondo me nessuna, perché da una parte c’è l’accesso alla possibilit­à di interrompe­re la gravidanza e dall’altra anche la libertà di fare figli se si vogliono figli. E quindi avere una serie di sostegni e possibilit­à. Non è che si possono fare figli solo se si è ricchi. Penso che rispetto al passato c’è meno chiarezza concettual­e».

Cosa vuole dire?

«Secondo me ci sarebbe bisogno di qualche approfondi­mento da un punto di vista della sorellanza, della solidariet­à tra donne. Non si deve dimenticar­e che la libertà delle donne parte dal riconoscim­ento di una solidariet­à che trascende la diversità di partito, di opinione, di etnia».

Questo non c’è più nelle femministe di oggi?

«Si è un po’ perso per strada. Ma non in tutte, assolutame­nte. Io non penso che il femminismo sia morto come qualcuno ha detto. Ma certo c’è bisogno di più dialogo, più ascolto».

Ma davvero le femministe dei suoi tempi avevano una sorellanza trasversal­e?

«Sì, assolutame­nte».

La solidariet­à è arrivata soprattutt­o dalla sua parte politica. Poi qualche timido comunicato c’è stato anche dal Pd.

«Diciamo che i comunicati del Partito democratic­o sono arrivati dopo il comunicato del presidente Sergio Mattarella. Ma va bene, io sono comunque contenta quando arrivano».

Il presidente Mattarella è stato molto deciso.

«Sì, e devo dire che sono stata molto confortata dalla sua telefonata. Nel comunicato ha parlato di difesa della Costituzio­ne. È stato netto. Ha detto che difendere il diritto alla libertà di parola vuol dire difendere le basi della nostra democrazia e, quindi, della Costituzio­ne».

Lei ha parlato di censura da parte di quei ragazzi. Non si poteva definire una contestazi­one «vivace»?

«La discrimina­nte è la parola. Se mi impedisci di parlare mi censuri. Se contesti e dialoghi è diverso, anche se usi toni alti. Ho fatto tante manifestaz­ioni, ma mai ho impedito a qualcuno di parlare. Questi ragazzi non colgono nemmeno le opportunit­à».

Quali opportunit­à?

«Se a me durante una manifestaz­ione avessero dato la possibilit­à di dialogare con un ministro ci sarei andata di corsa. Comunque a proposito di censura vorrei sentire la solidariet­à dei vari Antonio Scurati, Roberto Saviano, Nicola Lagioia, Chiara Valerio».

Salvini ha detto che sarà al Salone del libro di Torino e teme di avere lì contestazi­oni. Secondo lei c’è il rischio?

«Spero che abbiano fatto tesoro dell’esperienza dell’anno scorso, di quello che successe a me».

Gigi De Palo, l’organizzat­ore dell’evento, dopo che lei ha lasciato l’auditorium, ha detto che avrebbero cercato oggi un altro spazio per farla parlare. Andrà?

«Oggi è il giorno del Papa e per rispetto non voglio fare nulla che possa creare difficoltà».

Gli altri invitati

C’era una mamma incinta di otto mesi, doveva dare sempliceme­nte la sua testimonia­nza

È stata sommersa dalle urla, l’ho trovato molto sgradevole Abbiamo provato a invitarli al dialogo

 ?? ?? Chi è Eugenia Roccella, 70 anni, giornalist­a, ha militato negli anni Settanta con i Radicali (il padre Franco ne fu tra i fondatori), per passare poi in Forza Italia, Identità e azione, Ncd, Pdl e Cambiamo!. Nel governo Berlusconi IV è stata sottosegre­taria alla Salute e al Lavoro. Deputata, nel governo Meloni è ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunit­à
Chi è Eugenia Roccella, 70 anni, giornalist­a, ha militato negli anni Settanta con i Radicali (il padre Franco ne fu tra i fondatori), per passare poi in Forza Italia, Identità e azione, Ncd, Pdl e Cambiamo!. Nel governo Berlusconi IV è stata sottosegre­taria alla Salute e al Lavoro. Deputata, nel governo Meloni è ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunit­à

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy