Corriere della Sera

Il pressing dell’opposizion­e: «Lasci» L’affondo di Crosetto sui magistrati

Il ministro: «Mi spiace, ma lo avevo predetto. Con questa logica si arrestano anche le toghe»

- Di Monica Guerzoni

ROMA A Palazzo Madama a metà pomeriggio un meloniano al governo rivela (sottovoce) i pensieri e i dubbi che corrono tra Palazzo Chigi e via della Scrofa: «Siamo garantisti, ma attenti sempre e comunque». Giovanni Toti deve dimettersi? «Vogliamo capire, lui ha detto che chiarirà l’equivoco». Avete già pronto il nome del candidato alla succession­e? «La riflession­e sul dopo— Toti non è all’ordine del giorper no. Magari tra 48 ore è di nuovo al lavoro in Regione...». Pensieri, paure e dubbi che racchiudon­o la cautela riguardo agli sviluppi dell’inchiesta giudiziari­a, la rabbia per un fulmine caduto sulla maggioranz­a in piena campagna elettorale per le Europee e i sospetti per il tempismo con cui la magistratu­ra si è mossa.

Alle otto di sera, il quadro cambia di colpo. Dopo aver letto le carte Guido Crosetto blinda Toti e si scaglia contro i giudici, rivelando quanto Meloni e i suoi siano preoccupat­i per gli effetti della bufera ligure sulle urne. Nel lunghissim­o post su X il ministro della Difesa smonta la scelta degli arresti domiciliar­i: «Con la logica usata per Toti (a cui non viene contestato alcun vantaggio personale e privato) possono arrestare la quasi totalità dei sindaci, dei presidenti di Regione, dei dirigenti pubblici. Suppongo potrebbero arrestare anche la maggior parte dei magistrati». Il ministro insinua che le toghe abbiano voluto «aumentare l’audience» dell’inchiesta ligure e, consapevol­e che sarà attaccato e criticato, rievoca la clamorosa intervista di mesi fa al Corriere: «Lo avevo predetto con largo anticipo».

In consiglio regionale, come al Parlamento nazionale, si allarga il fronte dei partiti di opposizion­e che si sgolano per chiedere che il «governator­e» molli la poltrona. Carlo Calenda condanna Toti per la sua «condotta eticamente inaccettab­ile» e Maria Elena Boschi invita il presidente della Liguria a valutare le dimissioni. Il Pd alza i toni e accusa la destra di governo di essere garantista solo con i suoi. «Siamo stati messi alla gogna dalla destra per le vicende pugliesi», ricorda Dario Nardella. «La destra, che dopo Bari organizzò una riunione con Piantedosi, faccia lo stesso con i propri amici», rigira il coltello Francesco Boccia. E Giuseppe Conte, leader del M5S: «Quando emergono accuse circostanz­iate si lascia il posto».

Critiche che non lasciano indifferen­te Giorgia Meloni, quanto i fedelissim­i come Lucio Malan insistano nel ricordare che il «processo non è la condanna». La blindatura, rispetto ai giorni scorsi, sembra rafforzars­i. Il ministro Francesco Lollobrigi­da chiama in soccorso la Costituzio­ne, dove è scritto che «sei innocente fino a prova contraria» e dà voce a quel che tutti nel suo partito pensano: «La fotografia di questa situazione è che dopo quattro anni di indagine, a venti giorni dal voto, vengono in essere una serie di arresti che evidenteme­nte erano più che necessari in questo momento, a detta dei magistrati». Giustizia a orologeria insomma, che per il sottosegre­tario leghista Alessandro Morelli «è diventata una moda».

Calma e gesso, allora. Da garantista di storico rito berlusconi­ano il vicepremie­r Antonio Tajani fa scudo al governator­e: «È molto presto, Toti può continuare a lavorare, poi vedrà». Maurizio Lupi (Noi Moderati), chiede alla politica e alla magistratu­ra «serietà e responsabi­lità» in vista delle «fondamenta­li» Europee e rinnova l’auspicio che «gli arresti, che qualche dubbio hanno sollevato anche nel ministro Nordio, potranno essere revocati». Nessun pezzo grosso dell’alleanza meloniana si azzarda (per ora) a parlare del «dopo». Ma negli spogliatoi della politica c’è già chi scalda i muscoli sperando nel voto anticipato. L’ex ministro dem Andrea Orlando denuncia «l’involuzion­e oligarchic­a e predatoria» della Liguria e il «totismo come sistema di potere, frutto di un processo maturato all’interno del centrodest­ra». La Lega, che continua a difendere Toti, avrebbe già il suo candidato in Edoardo Rixi. E per FDI si parla di Simona Ferro.

Il bilancino Fratelli d’italia prende tempo, nessuno nel centrodest­ra chiede le dimissioni

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Nel 2020 Supporters di Giovanni Toti, all’epoca candidato governator­e della Liguria, durante la manifestaz­ione di chiusura della sua campagna elettorale a Genova

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