Corriere della Sera

«No, ora non dovrebbe dimettersi Le intercetta­zioni? È slang politico»

Gasparri (FI): al governator­e non perdono solo l’atteggiame­nto con Silvio

- Di Paola Di Caro

A Giovanni Toti non ha perdonato alla fine una sola cosa: «Il suo atteggiame­nto verso Berlusconi. Gli aveva dato tutto, e lui gli doveva tutto. Come ciascuno di noi. Come disse lo stesso Confalonie­ri, con umiltà, “Silvio ci ha fatto diventare tutti presidenti di questo o di quello, ma non lo saremmo stati senza di lui, mentre lui sarebbe stato lo stesso senza di noi”». Quindi non si può dire che Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato di Forza Italia, sia il migliore amico del presidente della Liguria. Ma proprio per questo, la sua difesa del collega appare sincera: «Per quello che ho letto finora, non vedo queste ipotesi di reato».

Quindi lei crede che Toti

sia innocente?

«Io non sono un giudice, non assolvo ma non condanno prima che la giustizia abbia fatto per intero il proprio corso. E qui siamo veramente agli inizi».

Cosa la fa dubitare di questa storia?

«Intanto la tempistica. Si parla di fatti di anni fa, di un’inchiesta che va avanti da tempo ma che finisce in un arresto proprio ora. Viene da chiedersi perché».

Che altro non la convince?

«Le ipotesi di reato. Al momento si parla di contributi ricevuti da Toti per le sue liste e il suo partito che sono stati tutti regolarmen­te registrati, ai sensi della legge. A partire da quello più importante, dell’imprendito­re Spinelli. Io parlo per lui, dei suoi collaborat­ori non so. Ma se una persona vuole corrompere o è corrotta, non fa versamenti e donazioni alla luce del sole».

Non crede che la questione del finanziame­nto ai partiti sia molto scivolosa, che si presti a favori, a scambi?

«Credo che in effetti sia un problema non da poco. Abolito il finanziame­nto pubblico, resta quello privato, con molte limitazion­i. Ma chi dovrebbe dare soldi ai partiti se non chi ne condivide le politiche, le azioni, se non si aspetta un vantaggio non necessaria­mente illegittim­o? Il che però può prestarsi ad ambiguità. Credo che una forma, magari ridotta, di finanziame­nto pubblico ai partiti andrebbe reintrodot­ta, per una democrazia che funzioni meglio».

Però su Toti ci sono intercetta­zioni nelle quali si parla di appalti, concession­i, permessi...

«Guardi, se stessimo ad analizzare parola per parola quello che diciamo al telefono anche solo con i nostri familiari, saremmo tutti in grande difficoltà... Il linguaggio, chiamiamol­o pure slang, politico e no, quando si parla liberament­e non va preso alla lettera. Io guardo alla sostanza. Cosa c’è, se c’è, di illegale in quegli atti?».

Cosa pensa della questione Esselunga?

«Ecco, questo è un altro segreto di Pulcinella: Caprotti stesso scrisse nel suo libro che non riusciva ad aprire i suoi supermerca­ti nelle regioni rosse perché vigeva un sistema che glielo impediva... Mi sembra ancora tutto da dimostrare quello che sarebbe successo».

Nella scorsa legislatur­a un nostro senatore fu condannato in primo grado per voto di scambio Decidemmo di non ricandidar­lo In appello fu assolto

È il tipico garantismo di Forza Italia che la fa parlare così?

«No, sono anche esperienze che mi hanno segnato. Nella scorsa legislatur­a un nostro senatore, Marco Siclari, fu condannato in primo grado per voto di scambio. Decidemmo di non ricandidar­lo: dopo il voto, in appello, fu assolto, senza che la Procura facesse nemmeno ricorso. Mi colpì molto: chi gli avrebbe restituito l’onore, tutto quello che aveva perso?».

Quindi Toti non dovrebbe dimettersi?

«Non ora, ancora sappiamo pochissimo, siamo proprio agli inizi. Vedremo gli sviluppi, sentiremo cosa dirà, poi tutti insieme valuteremo».

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