Corriere della Sera

«Il presidente è in una guerra politica con Bibi»

Il politologo Walzer: «Le sue non sono solo ragioni interne, pensa ci sia un’altra via per battere Hamas»

- Viviana Mazza

NEW YORK Nell’intervista alla Cnn il presidente Biden riconosce per la prima volta che le bombe americane hanno ucciso civili innocenti a Gaza: «I civili sono stati uccisi a Gaza come conseguenz­a di queste bombe e di altri modi in cui colpiscono i centri abitati». Fino a che punto dà la responsabi­lità agli israeliani?

«Non credo che si spieghi molto bene», dice al Corriere il filosofo politico Michael Walzer. «Biden risponde a una domanda sulle bombe da 900 chili usate all’inizio della guerra — non credo vengano usate ora — e progettate per esplodere sottoterra. Sono state usate nel primo tentativo di colpire i tunnel. Ed è vero: non sono riusciti a distrugger­e i tunnel più profondi e hanno ucciso persone in superficie. Non conoscevan­o ancora la piena portata della città sotterrane­a costruita da Hamas e stavano cercando di colpire la rete di tunnel più vicina alla superficie. Hanno fallito e ucciso i civili, non va bene. Ma io non penso che sia stato un crimine di guerra: miravano a un obiettivo legittimo e molto importante. Biden ha ragione a dire che i civili sono stati uccisi da bombe americane, ma non ha spiegato le circostanz­e particolar­i in cui quelle bombe così grosse sono state usate».

Perché non lo ha fatto?

«Io penso che Biden, sin dall’inizio, abbia avuto quasi sempre ragione. Ultimament­e non è stato terribilme­nte bravo a spiegare che cosa sta facendo. Non sono sicuro del perché. Credo che sia una situazione diplomatic­a molto complessa. Netanyahu resta premier, e la mia speranza è che alla fine accetti quello che vuole Biden. Ma Biden deve costanteme­nte pensare a come ogni parola che dice verrà intesa a Gerusalemm­e, a Doha, al Cairo, in Michigan... perciò a volte non è così chiaro come vorrei che fosse».

Da destra lo accusano di aver ceduto perché è preoccupat­o dalle proteste pro-gaza in Michigan e nei campus.

Fino a che punto è influenzat­o dalla politica interna?

«Biden è da lungo tempo contrario ad un’operazione a Rafah. Non ci sono pure motivazion­i morali nella vita politica, sono spesso complesse e plurali. Sono certo che stia pensando al Michigan, ma anche a ciò che è meglio per Israele. Ed è appoggiato da un ampio numero di israeliani, inclusi diversi ex premier ed ex capi dello staff. Biden è in una guerra politica con Netanyahu, ma non è in guerra con Israele».

C’è chi crede che Netanyahu non voglia un cessate il fuoco perché perderebbe il sostegno di ministri ultranazio­nalisti e, in ultimo, perderebbe il potere.

«E a Biden non dispiacere­bbe se questo governo israeliano cadesse».

Biden traccia una distinzion­e: in caso di invasione di Rafah non invierà le armi «storicamen­te usate per gestire Rafah», ma continuerà a inviare armi difensive.

«Sì, vuole fermare una campagna d’ampia scala a Rafah, non vuole interrompe­re l’impegno americano per la sicurezza di Israele. Continuerà a fornire armi difensive, ma non offensive per questa operazione militare che ritiene causerebbe terribili sofferenze. Pensa che ci sia una via politica per sconfigger­e Hamas».

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