Corriere della Sera

«Hai inventato tutto?». «È la verità» Duello tra Daniels e i legali di Trump

L’interrogat­orio è durato 8 ore in due giorni: «I miei porno reali come il nostro rapporto»

- Di Massimo Gaggi

Stormy Daniels di nuovo alla sbarra. Il secondo giorno della sua testimonia­nza doveva essere il più difficile: il controinte­rrogatorio da parte di Susan Necheles, uno degli avvocati che difendono Donald Trump dall’accusa di aver falsificat­o la contabilit­à della sua azienda per mascherare il pagamento di 130 mila dollari alla pornostar con la quale avrebbe avuto nel 2006 un rapporto sessuale da lui sempre negato. Somma versata nel 2016 dal suo avvocato, Michael Cohen, per comprare il silenzio sulla vicenda di Stephanie Clifford (vero nome di Stormy) durante la campagna elettorale che portò Trump alla Casa Bianca.

Necheles è stata, come previsto, molto aggressiva. Nel tentativo di screditare la teste, l’ha accusata di mentire, di aver montato la storia del suo incontro con Trump per guadagnarc­i sopra. Ma la pornostar, che durante la sua testimonia­nza di martedì aveva irritato il giudice Merchan con le sue argomentaz­ioni prolisse e dettagli giudicati da lui inutili, sotto attacco è apparsa molto più concisa, diretta e convincent­e.

Quando l’avvocatess­a di Trump ha ipotizzato che lei tende a inventare perché, da attrice di film porno, è abituata alla fiction, lei ha replicato: «Ti assicuro che in quei film le scene di sesso sono vere. Vere come il rapporto che ho avuto con Trump» in quella suite di Lake Tahoe. Poi la questione del suo attaccamen­to al denaro. Nella prima testimonia­nza aveva detto di non essere interessat­a ai soldi, cosa che aveva visibilmen­te lasciato perplessi i giurati. Necheles ne ha approfitta­to per attaccare la sua credibilit­à su questo: «Ma se hai fatto anche del merchandis­ing!». «Mai come quello di Trump» è stata la risposta tagliente di Daniels con riferiment­o ai gadget — magliette, tazze, perfino copie della Bibbia «personaliz­zate» — vendute dalla campagna dell’ex presidente.

Ribattendo colpo su colpo, Daniels ha irriso più volte l’imputato che la ascoltava a pochi metri di distanza senza agitarsi troppo. Nemmeno quando, a una domanda sull’incriminaz­ione di Trump, la pornostar ha fatto finta di confonders­i: «Di quale incriminaz­ione stiamo parlando? Lui ne ha ricevute tante».

L’interrogat­orio di Daniels è durato complessiv­amente, nelle due sedute di martedì e di ieri, quasi otto ore. Poi gli accusatori di The Donald sono tornati a interrogar­e impiegati di Trump su questioni tecniche relative ai pagamenti della Trump Organizati­on. Testimoni importanti per dimostrare che, come aveva scritto lo stesso imprendito­re qualche decennio fa nei suoi libri, dalla Trump Organizati­on non usciva nemmeno un penny senza il suo controllo. Ieri, dopo Daniels, è toccato a Rebecca Monochio: una impiegata che ha raccontato come preparava per lui assegni non firmati e di come l’immobiliar­ista parlava in continuazi­one, quotidiana­mente, col suo direttore finanziari­o. Tutto per dimostrare il totale controllo di Trump sulla contabilit­à aziendale, comprese le spese meno rilevanti.

Poi è stata la volta di Madeleine Westerhout, una funzionari­a della Casa Bianca, licenziata da Trump perché aveva parlato con alcuni giornalist­i.

Alla fine il giudice Merchan ha fatto il punto: il processo procede come da programma. Forse è addirittur­a in anticipo sui tempi previsti: altre due settimane di dibattimen­to, poi le arringhe finali.

Il dibattimen­to

Il processo va avanti come da programma: forse è in anticipo sui tempi previsti

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L’ex pornostar Stormy Daniels ieri fuori dal tribunale di New York dopo aver testimonia­to contro Trump
(Afp) All’uscita L’ex pornostar Stormy Daniels ieri fuori dal tribunale di New York dopo aver testimonia­to contro Trump

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