Sala: «Questo governo non fa la sua parte» Il centrodestra replica: «Parole strumentali»
Il sindaco: quell’uomo non doveva essere in giro
È un attacco diretto, quello del sindaco Beppe Sala, che arriva al culmine di mesi in cui lui stesso è stato bersaglio di accuse che avevano tutte al centro un solo tema: la sicurezza a Milano. Ma ieri, dopo l’accoltellamento del viceispettore Christian Di Martino — in pericolo di vita all’ospedale Niguarda, con 70 trasfusioni già fatte e 5 arresti cardiaci — Sala ha sgomberato il campo dagli equivoci e dai rimpalli di responsabilità, addossandone molte al governo.
«I delinquenti acclarati devono essere rimpatriati e intendiamoci, il punto è chi fa che cosa. Quindi — ha tuonato — anche il nostro governo, visto che qualche esponente dei partiti di maggioranza butta la croce addosso a Milano e a me, faccia un esame di coscienza e si chieda perché non fa il suo dovere». Perché su questa vicenda — «che non è un caso isolato» perché «ormai l’idea è che tanto non succede nulla e che tanto si può delinquere» —, «è chiaro di chi è la responsabilità». Il sindaco si riferisce alla lunga lista di precedenti dell’aggressore, mai espulso dal Paese. «Era stato fermato qualche giorno fa su un treno con una lama, eppure era in giro. Aveva ricevuto un provvedimento di espulsione da tempo, firmato dal prefetto di Avellino ed era ancora in Italia. Se c’è un provvedimento di espulsione il dovere è eseguirlo», ha chiosato il sindaco di Milano. Che polemizza anche sul numero di agenti presenti in città: «Vorrei conoscerlo, perché se me lo chiedete non lo so».
L’attacco del primo cittadino milanese non passa sotto silenzio. A insorgere è l’intero centrodestra. Il sottosegretario all’interno, il leghista Nicola Molteni, accusa Sala di «strumentalizzare un episodio così grave» e di «sottovalutare una vicenda che ha coinvolto una pattuglia intervenuta tempestivamente. Il problema non è la Polizia, non è lo Stato ma è rappresentato dai tanti immigrati irregolari che la sinistra di Sala vuole far aumentare nel nostro Paese per pura scelta ideologica». Dura anche la ministra del Turismo Daniela Santanchè, di Fratelli d’italia, che distingue, in un post su X, tra «chi assicura che Milano sia sicura e pensa ai grattacieli e ai gelati; chi crede che un agente in fin di vita valga una polemica con il governo. E chi crede che Sala sia un bravo sindaco».
Anche l’udc, con il senatore Antonio De Poli, critica le parole del sindaco: «Non è un bel segnale la polemica politica innescata da Sala in queste ore così drammatiche» e invoca «senso di responsabilità e rispetto». Il deputato meloniano Mauro Malaguti invita il primo cittadino milanese a «pensare a Milano che versa in uno stato di delinquenza diffusa. Pensi a una città abbandonata a se stessa certamente peggiorata da quando l’amministra: strumentalizzare una vicenda tanto grave, da parte di un esponente il cui partito di riferimento, il Pd, che non perde occasione per criticare il governo per le proprie politiche di contrasto all’immigrazione clandestina, dimostra una completa mancanza di pudore».
A difendere l’esecutivo di Giorgia Meloni arriva anche il presidente lombardo Attilio Fontana: «Il governo — commenta — mi sembra che stia facendo la sua parte, sono i meccanismi che purtroppo impediscono di allontanare chi non dovrebbe rimanere sul nostro territorio» e ricorda, il governatore, che «da tanto tempo diciamo che bisognerebbe consentire di espellere chi deve essere espulso con rapidità».
La ministra
Daniela Santanchè: «C’è chi crede che un agente in fin di vita valga una polemica»
Il governatore
Attilio Fontana: «Troppi meccanismi bloccano l’allontanamento di certe persone»