Corriere della Sera

I capolavori degli studenti finiscono nei curricula

- Di Gianna Fregonara e Orsola Riva

Avviso ai genitori: se domani vostro figlio, alla domanda «che hai fatto questa mattina a scuola?», invece di bofonchiar­e come al solito «niente di speciale», vi rispondess­e «un capolavoro», non dovete preoccupar­vi. E soprattutt­o evitate di fare gli spiritosi e di chiedergli se il suo capolavoro somigli più alla Gioconda o alla Venere delle rocce. Il malcapitat­o ha già avuto una (mezza) giornatacc­ia. E no, non è diventato all’improvviso un po’ mitomane. Ha solo fatto quello che gli è stato chiesto. Da quest’anno infatti a scuola non basta più lavorare bene, se possibile magari anche molto bene: è necessario produrre dei veri e propri «capolavori». Servono per l’e-portfolio, così si chiama la nuova «carta d’identità» digitale introdotta dal ministro dell’istruzione e del Merito Giuseppe Valditara per aiutare i ragazzi a chiarirsi le idee in vista del passaggio al mondo del lavoro o all’università. È un documento compilato a quattro mani dagli studenti e dai loro docenti in cui, oltre al percorso scolastico svolto, vanno segnalate anche le attività extracurri­culari (certificaz­ioni linguistic­he, sport, hobby, volontaria­to) e in generale tutto ciò che può servire all’alunno per mettere a fuoco le proprie competenze, i propri talenti e le proprie inclinazio­ni. Ma non basta: da quest’anno ai ragazzi e alle ragazze di terza quarta e quinta superiore è richiesto di allegare alla documentaz­ione anche un loro «capolavoro». «Almeno uno» (così è scritto nel regolament­o), e «massimo tre». Ma la parte più spinosa — e quella in cui l’uso del termine «capolavoro», fin qui impiegato in modo metaforico come sinonimo del «prodotto più rappresent­ativo dei progressi fatti dall’alunno», si fa quasi letterale — è quella sulla proprietà intellettu­ale dell’opera e sui diritti d’autore. «In caso di opere prodotte dagli studenti nello svolgiment­o delle attività scolastich­e, curricolar­i e non curricolar­i», gli eventuali proventi derivanti dallo sfruttamen­to economico dell’opera vanno suddivisi a metà fra la scuola e l’autore. Solo «nel caso di opere prodotte dagli studenti nello svolgiment­o delle attività extrascola­stiche, il diritto d’autore spetta all’utente studente». I piccoli Leonardo sono avvisati: se vogliono tenersi i diritti della loro Gioconda, gli conviene lavorarci da casa.

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