Corriere della Sera

Spello, Sellano Emozioni tra acquedotti e ponti tibetani

- Luca Bergamin

Gli antichi acquedotti romani stanno sempre più diventando, in tutta Italia, percorsi di scoperta da compiere a piedi. Tra Collepino e Spello il restauro di una di queste strutture, destinate originaria­mente al trasporto dell’acqua potabile, consente ora agli amanti del trekking di seguirne la traccia — volendo anche in sella alla mountain bike — sino a raggiunger­e le pendici del Monte Subasio. Questa vena architetto­nica pulsa dunque di nuova vita: il tracciato parte dal borgo Collepino oppure da Spello — in tal caso dalla Fonte della Bulgarella — per arrivare a destinazio­ne dopo cinque chilometri. Attivo sino al XIX secolo, l’acquedotto ha alimentato Spello per molti secoli e conserva ancora alcuni tratti originali della sua costruzion­e, avvenuta utilizzand­o pietra calcarea rosata tipica della zona. La copertura fu, invece, ottenuta usando lastre disposte a schiena d’asino e, ovviamente, si riconoscon­o numerose arcate. Davvero ameni sono i panorami che si aprono sulla Valle bagnata dal fiume Chiona e che si possono godere comodament­e seduti sulle panchine collocate lungo il percorso. Un altro camminamen­to, questa volta quasi alare, assolutame­nte da provare in provincia di Perugia, è quello che si snoda sul ponte tibetano di Sellano (foto): si sviluppa nel vuoto tra pareti boschive per una lunghezza complessiv­a di 517 metri e, soprattutt­o, a un’altezza di 175 metri. Saranno 1023 passi indimentic­abili perché compiuti avvalendos­i della stessa prospettiv­a delle aquile sino alla frazione di Montesanto sopra il fiume Vigi. È un percorso da fare in salita nel senso che tra le due mete corre un dislivello di ben 68 metri. Pare che non abbia rivali in Europa, insieme al ponte tibetano di Arouca in Portogallo. Non resta che provare per credere.

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