CORREGGERSI SEMPRE LA LEZIONE DEI GRANDI
Tra le cose interessanti che i grandi scrittori e poeti possono insegnare c’è il lavoro materiale: l’impegno, o meglio il rapporto complesso tra la fatica e la luce del talento. Quella fatica la possiamo intuire osservando le carte che gli autori ci hanno lasciato. Un convegno internazionale, intitolato Genesis, che si terrà fino a sabato all’università di Bologna (con coda a Ferrara) affronterà quella che si chiama «critica genetica» cioè lo studio sulla nascita e l’elaborazione di un testo letterario. A pensarci bene, non è solo una questione da specialisti. Quanti esempi di fama ottenuta con il tempo e la santa pazienza, esempi di scrittori che, con i loro «scartafacci» autografi, smentiscono l’ingenuità o l’arroganza di chi pensa di appagare il proprio narcisismo (il successo) in un attimo. Pensare che Petrarca ha lavorato al Canzoniere per quasi quarant’anni rivedendo, aggiustando, aggiungendo, togliendo. Un altro lavoratore sempre insoddisfatto era Manzoni, che continuò a tornare sul suo romanzo in almeno quattro redazioni tormentatissime. A Bologna si parlerà di come lavoravano Ariosto, Leopardi, Rousseau, Pascoli, Balzac, Nabokov, Duras, Pavese, Pessoa e altri. Sarebbe utile mostrare nelle scuole quelle «sudate carte» per far vedere come mettendosi in discussione riga dopo riga, riconoscendo l’imperfezione o l’errore, sposando l’incertezza, correggendo sé stessi, trovando felicemente soluzioni impreviste, insomma grazie alla lentezza ostinata e a una dose di umiltà, i geni hanno costruito le grandi opere destinate a durare. Un insegnamento di vita contro il tutto e subito.