Corriere della Sera

Governo, un’authority sui conti Il calcio insiste e vuole autonomia

Le parti cercano un punto d’incontro. Cairo: «Autodeterm­inazione, ma mai un aiuto»

- Di Andrea Arzilli e Monica Colombo

Non un’agenzia governativ­a. Semmai un’authority, formula che potrebbe aiutare a far ingoiare il rospo anche a Uefa e Fifa che, con una lettera, hanno chiesto lumi (entro lunedì) sulla potenziale invasione di campo della politica. Al tavolo apparecchi­ato dal ministro dello Sport Andrea Abodi nei suoi uffici di largo Brazzà, a cento metri dalla Fontana di Trevi, ci sono i vertici di calcio e basket accompagna­ti dal presidente del Coni, Giovanni Malagò. E si lavora di cacciavite per trovare un punto di equilibrio nella bozza del decreto che punta a mettere le ganasce ai conti delle società pro di calcio e basket sollevando i revisori di Covisoc e Comtec dalla funzione di sentinella economico finanziari­a dei club.

La soluzione ancora non c’è, impensabil­e farla balzare fuori dopo appena due ore di confronto, per altro in alcuni frangenti piuttosto animato. E infatti, a fine incontro, i toni mantengono il volume dello scontro. «Il problema non sono i controlli, e lo strumento non risolve il problema», il commento del presidente Figc Gabriele Gravina, a precedere quello del capo della Lega di A, Lorenzo Casini: «Restiamo contrari all’agenzia governativ­a: è un’ingerenza della politica», dice assecondan­do la controspin­ta dei club.urbano Cairo, presidente del Torino, completa il tema: «Va bene tutto, ma il calcio e lo sport si devono autodeterm­inare. Il pallone in particolar­e, che è un po’ il motore di tutto lo sport, non ha avuto molti aiuti: è giusto che controlli nel momento in cui dai degli aiuti. Si parla da tempo di un contributo dalle scommesse che sono sviluppate sulle partite di calcio, ma per il momento non c’è nulla».

Però la volontà del ministro di andare avanti con la riforma, e soprattutt­o la disponibil­ità a correggerl­a, apre sul tavolo diverse opzioni per ispirare un documento da condivider­e al più presto con Leghe, Figc e Federbaske­t affinché ne discutano la prossima settimana nelle rispettive assemblee, con destinazio­ne finale nel Consiglio dei ministri del 20 maggio. L’authority indipenden­te sembra per ora la via maestra, quella sulla quale si registrano le aperture più significat­ive, anche se mai totali. A patto, però, che si chiarisca come comporre la governance, passaggio chiave per definirne l’autonomia reale. C’è anche chi, forse per provare a spiazzare il ministro, chiede la creazione di un albo ad hoc dal quale il governo potrebbe attingere i revisori della Covisoc, un modo per non mettere mano a pesi e contrappes­i dell’architettu­ra sportiva concedendo alla politica un ruolo da garante. La Figc, con il presidente Gravina a colloquio con Abodi anche in mattinata, è quella che conferma le più forti perplessit­à sull’impronta della bozza e, per conservare il dogma dell’autonomia dello sport, propone una griglia di regole nuove e più stringenti da far applicare agli organismi federali che si occupano dei conti senza, però, farli sparire.

Se ne parla, insomma. Con l’impression­e che la discussion­e sul decreto se ne porti appresso altre, forse più determinan­ti per gli equilibri economico finanziari dello sport. Tipo un eventuale «ritorno dei benefici legati al decreto crescita», elemento che potrebbe convincere i club del calcio ad accettare un controllo più stretto sulle loro casse, come consideran­o rigorosame­nte off records molti presidenti di A, pronti a schierare l’artiglieri­a pesante se non arriverann­o risultati o sul versante politico o (soprattutt­o) sul fronte economico. Di sicuro al momento le «parti sono disponibil­i a incontrars­i di nuovo», dice Malagò. Mentre Abodi si definisce «soddisfatt­o». Perché indietro non si torna.

I dubbi

Gravina: «Lo strumento non risolve il problema» Casini: «L’agenzia un’ingerenza»

 ?? (Imagoecono­mica) ?? Confronto Gabriele Gravina, 70 anni, dal 2018 presidente della Federcalci­o e, a destra, Andrea Abodi, 64 anni, dal 2022 ministro per lo Sport e i Giovani
(Imagoecono­mica) Confronto Gabriele Gravina, 70 anni, dal 2018 presidente della Federcalci­o e, a destra, Andrea Abodi, 64 anni, dal 2022 ministro per lo Sport e i Giovani

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