Pogacar sbaglia i conti in rosa «Speravo di perdere la maglia»
Fuga tra sterrati, vince Sanchez, Tadej resta leader e conserva le energie per la crono
RAPOLANO TERME Dal nuvolone di polvere, alla fine della sesta tappa del Giro, escono uno spagnolo in estasi, Pelayo Sanchez della Movistar capace di tenersi alle spalle la grandezza vintage di Alaphilippe in cima a una fuga a tre con l’australiano Plapp, e uno sloveno svogliato, Tadej Pogacar, il leader che resta leader suo malgrado: «Sugli sterrati avevo messo in conto di cedere la maglia — rivela —, la strategia di giornata era non far partire nessun allungo pericoloso: la Uae ha controllato alla perfezione la corsa, avevo accettato che Plapp andasse in rosa perché mi sarei risparmiato un po’ di tempo e di interviste. Non è successo».
È stato in rosa virtuale, Luke Plapp da Melbourne, compagno d’avventura di una fuga arrivata a bersaglio attraverso 180 chilometri di cui 12 di sterrato da cartolina, le crete senesi sullo sfondo, la bellezza di una frazione collinare disegnata perché diventasse epica, invece è stata «solo» spettacolare. Profumo di Strade Bianche, sapore di terriccio in bocca, vietato bere per non staccare le mani dal manubrio, proibito bagnarsi per non rischiare di diventare una maschera grigia. Quei tre davanti (Sanchez, Alaphilippe, Plapp, citati in ordine d’arrivo) non preoccupano il migliore, che si conserva per la crono (il verbo è usato a sproposito: «Non ho mai affrontato una corsa in modo conservativo in vita mia» precisa Taddeo), lasciandosi tirare da una Ineos a cui interessa che il vecchio Thomas non perda altro terreno (confermati i 46” di distacco dal leader); l’attacco di Sanchez a 4,5 km dal traguardo di Rapolano suona la sveglia, nel gruppo maglia rosa si accende una scaramuccia ma è brevissima, il tempo di uno starnuto (la polvere).
Dopo lo strappo di Pievina (ultimo settore di sterrato, l’unico inedito) la strada spiana, poi risale però i giochi sono fatti: Sanchez ha il guizzo che Alaphilippe non trova dal Delfinato, Pogacar è rilassato, Thomas c’è. E il giovane Cian Uijtdebroeks, 21 anni, dal Belgio con furore, si conferma uomo da podio (quinto nella classifica generale). Era una frazione temutissima (rovinosa caduta del veterano Damiano Caruso), ma il caimano ha avuto tempo di vagare con la mente: «Oggi ho avuto ben presente il Tour in testa» dice Pogi. È un’ammissione di colpevolezza: ha conservato energie per la crono con salita di oggi (ultimi 6 km con ascesa importante, fino al 16%, e cambio bici) e ne ha messe in valigia per la Francia. Il leader non si misura con il tempo dal Mondiale di Glasgow, dove fu un flop (21°): prese quasi 3’ da Filippo Ganna. Anche gli orologi hanno memoria.